Vicenda Carrefour, l’azienda: “Mai licenziato i lavoratori via WhatsApp”

Crotone Cronaca

Riceviamo e pubblichiamo la replica della società Grande Distribuzione Lametina, titolare del supermercato a marchio Carrefour di Crotone e che spiega le ragioni dell’azienda sul licenziamento dei lavoratori del market, da giorni ormai in presidio davanti alla struttura.

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La non corretta informazione dei fatti fornita dagli organi di stampa, ci impone di effettuare alcuni chiarimenti, con riferimento alla vicenda che interessa i nostri dipendenti addetti al punto vendita sito in Crotone, alla Località Passovecchio.

A tal fine, occorre premettere che il suddetto punto vendita, che occupava circa n. 60 dipendenti, in data 1.09.2010 veniva rilevato da Ditta diversa dalla scrivente. Negli anni successivi, il fatturato della precedente Ditta si riduceva, tant’è che nell’anno 2013 era costretta a fare ricorso al “CDS”, ammortizzatore sociale, che la scrivente dovette necessariamente mantenere allorquando, nel marzo 2014, subentrava nel contratto di affitto di azienda, con l’obiettivo di poter invertire quel trend negativo.

Tale auspicato risultato non veniva conseguito; per cui, al termine dell’ammortizzatore sociale, persistendo il decremento del fatturato, già il 2.10.2018 la scrivente si vedeva costretta ad attivare la procedura per il licenziamento collettivo di n. 22 unità lavorative. Orbene, nel corso di tale procedura, e precisamente nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2018, presso la sede della scrivente si tenevano più incontri con i sindacati ed i rappresentanti sindacali aziendali, a seguito dei quali la scrivente si determinava ad attivarsi (unitamente alle OO.SS.) per individuare la possibilità di fare ricorso a qualsivoglia altro ammortizzatore sociale, comunque utile per evitare la riduzione delle n. 22 unità lavorative.

Purtroppo, anche gli interpelli rivolti al Ministero del Lavoro hanno avuto esito negativo, e ciò in quanto, avendo i lavoratori goduto per 5 anni del contributo di solidarietà, non potevano (ed a tutt’oggi non possono) godere di altri ammortizzatori sociali.

Dopo di ciò, anziché procedere alla riduzione del personale, e nonostante doveva farsi carico delle retribuzioni dei dipendenti, la scrivente tentava di ottenere una riduzione delle condizioni economiche del contratto di fitto del ramo di azienda, ed ancora, cercava di reperire un partner a cui cedere o affittare il suddetto punto vendita: anche questi tentativi non hanno avuto esito positivo.

Nelle more, e vale a dire in quest’ultimo anno, la crisi del suddetto punto vendita è accresciuta al punto tale che la scrivente è oramai costretta a chiuderlo: tanto era ed è ben noto alle parti interessate.

Per cui, con comunicazione inoltrata il 16.10.2019, la scrivente avviava solamente la procedura per i licenziamenti collettivi di cui alla L. 223/91, la quale prevede anche il “confronto sindacale”: tanto rende inesatti e strumentali gli articoli di stampa che, nell’immediato, hanno qualificato come “illegittimo” il licenziamento, ai cui redattori basta limitarsi a ricordare che i licenziamenti non sono stati ancora intimati, e che lo potranno essere solo all’esito della succitata procedura di cui alla L. 223/91.

Parimenti, occorre soffermarsi sulla dichiarazione relativa alla comunicazione a mezzo whatsapp e ciò atteso che, sulla scorta di tale dichiarazione erronea, si sono registrati vari interventi, anche autorevoli, del tutto erronei frutto appunto della non conoscenza dei fatti.

La scrivente avrebbe, a mezzo whatsapp, comunicato il licenziamento dei dipendenti. Orbene, tale dato è assolutamente errato e verosimilmente è stato frutto di travisamento del fatto che occorre però chiarire. Infatti, la scrivente si era limitata esclusivamente ad inviare un messaggio in data 16.10.2019 al solo Direttore del punto vendita, e solo dopo aver comunicato la chiusura del punto vendita per inventario, con contestuale ed inevitabile messa in ferie dei dipendenti del seguente tenore: “oggi sono partite le lettere per la cessazione dell’attività, la mia volontà di non lasciarvi senza lavoro non è riuscita. Se riusciamo a fare l’inventario, i soldi che ricaviamo li destiniamo a voi. Fammi sapere e abbracciami tutti”.

Tale messaggio, all’evidenza, rappresentava l’amara comunicazione della già ben nota a tutti negativa conclusione degli sforzi profusi dalla scrivente per superare la crisi e, quindi, la inevitabile chiusura del punto vendita. Per cui con tale messaggio la scrivente non ha comunicato alcun licenziamento ai lavoratori e non era altro che la messa a conoscenza del direttore della evoluzione di un iter già a conoscenza delle parti interessate”.