Cedolare secca in aumento: Confedilizia e Sunia chiedono al Governo sostenibilità degli affitti
Le articolazioni regionali delle organizzazioni rappresentative della proprietà edilizia, Confedilizia Calabria, e dell’inquilinato, Sunia - Cgil Calabria, non condividono la scelta del Governo, che avrebbe deciso di aumentare l’aliquota della cedolare secca sugli affitti abitativi a canone calmierato, che si applica, oltre che alle locazioni per esigenze abitative ordinarie (cosiddetto 3+2), anche alle locazioni degli studenti universitari.
“L’aliquota è attualmente pari al 10 per cento, - spiegano - per effetto della decisione del Governo nel 2014, confermata nel 2017, e la sua misura ridotta è stata motivata, ed ancora lo è, dalla finalità di favorire, attraverso un sistema di contratti “controllato”, l’accesso all’abitazione a vasti strati della popolazione, soprattutto alle persone più bisognose e, al tempo stesso, per cercare di abbattere l’evasione. Ad esempio, avere una cedolare secca al 10 per cento permette di favorire contratti in regola anche per gli affitti a studenti. Si è trattato e si tratta di una misura sociale, condivisa da forze politiche, Confedilizia, sindacati inquilini, operatori ed esperti del settore immobiliare, che nel periodo (ben sei anni) di applicazione ha garantito un’offerta abitativa estesa, favorendo la mobilità di lavoratori e studenti sul territorio”.
L’obiettivo dell’attuale Governo è incrementarla fino al 12,5 per cento nella manovra 2020, con un aumento addirittura del 25 per cento! Per Sandro Scoppa, presidente di Confedilizia Calabria, “la cedolare secca al 10 per cento ha rappresentato e rappresenta una misura che ha funzionato perfettamente, apprezzata unanimemente, ad alto impatto sociale. L’obiettivo deve essere quello di stabilizzarla e renderla finalmente definitiva. Non di aumentarla, peraltro per mere esigenze di cassa. Il che, da un lato, porterebbe paradossalmente ad una diminuzione del gettito complessivo e all’incremento dell’evasione, connessa all’aumento della tassazione; dall’altro, a rendere ancor meno attrattivo il mercato immobiliare, in dipendenza dell’effetto negativo che la tassazione elevata insieme all’incertezza producono su questo mercato (anche da qui la caduta dei prezzi)”.
Mimma Pacifici Segretaria Generale del Sunia - Cgil Calabria e Francesco Alì (Politiche Abitative Cgil Calabria), rilevano come “portare la cedolare secca per i contratti concordati dall’attuale 10 per cento al 12,5 per cento sarebbe una scelta profondamente sbagliata perché andrebbe ad incidere sul comparto dell’affitto privato che oggi garantisce un contenimento del livello dei canoni e regole contrattuali corrette. Promuovere l’affitto sostenibile – evidenzia -per rispondere ad una fascia di domanda che non può accedere all’acquisto e non può però avere una risposta dall’edilizia pubblica dovrebbe essere uno degli elementi di un programma pluriennale di rinascita urbana. Le città inclusive si costruiscono, infatti, a partire da un mercato dell’affitto sostenibile, fatto di edilizia pubblica e di offerta privata orientata, attraverso incentivi fiscali, alla sostenibilità dei canoni”.
Entrambe le organizzazioni sottolineano, poi, come “in Calabria, la cedolare secca al 10 per cento ha consentito di perfezionare, anche velocemente, gli Accordi Territoriali per i contratti concordati di locazione per tutte le province calabresi a cominciare dalla città di Catanzaro, capoluogo della Regione e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, nonché per tutti i Comuni delle provincie di Catanzaro e di Vibo Valentia e per i Comuni di Scilla (RC) e Rende (CS). E detti Accordi hanno consentito di perfezionare numerosi contratti di locazione. In definitiva, evidenziano entrambe le stesse organizzazioni: c’è una misura che funziona perfettamente, ed è apprezzata unanimemente, ad alto impatto sociale: perché cambiarla?”