Tracce di arsenico nei terreni dell’alto Ionio, Basta Vittime interroga Anas
L’associazione Basta Vittime SS 106 fa sapere che il 24 settembre scorso il Direttivo, attraverso una richiesta formale sugli interventi propedeutici alla consegna dei lavori del Megalotto 3 della S.S.106 "Jonica", ha avanzato delle chiare e precise richieste alla Struttura Territoriale di Anas-Gruppo FS Italiane Calabria.
L’Associazione – spiega la nota – chiede se durante le attività di monitoraggio ambientale ante opera fossero stati rinvenuti, in diversi terreni dell’alto jonio cosentino interessati dal Megalotto, tracce di arsenico sopra la soglia prevista per legge da riferirsi a fenomeni antropici.
Nel caso, quali le azioni che l'Anas avrebbe intrapreso e, nello specifico, se ciò avrebbe comportato implicazioni di carattere legale.
L’istanza, inoltre, ha lo scopo di conoscere quali sarebbero state, eventualmente, le misure intraprese per avviare la bonifica di questi terreni ed in che tempi “ma, anche, se sarebbe stata interessata la Magistratura” e, nel caso se vi fosse il rischio di “eventuali sequestri delle aree incriminate con la conseguenza di determinare eventuali ritardi sulla realizzazione del Progetto”.
L’Anas Gruppo FS Italiane, il 28 ottobre (dopo oltre un mese), ha inviato una comunicazione alla Sirjo Scpa, delegando il Contrante Generale a “dare pronto riscontro alla missiva in oggetto interloquendo direttamente con la citata Associazione”.
La Sirjo, ha poi risposto all’Associazione il 7 novembre affermando che “le attività di monitoraggio ambientale ante operam sulla componente ‘suolo’ non sono state ancora eseguite” e che “eventuali situazioni di potenziale contaminazione saranno notificate ai sensi dell’art. 245 del D.lgs 152/2006. Allo stesso tempo, il Contraente Generale conferma che nell’ambito delle indagini eseguite per la redazione del Piano di Utilizzo dei Terreni, sono stati riscontrati 2 superamenti della Concentrazione Soglia di Contaminazione prevista per l’arsenico nel sottosuolo”.
Basta Vittime fa sapere così che “Nel mentre per uno dei due superamenti riscontrati si farà quanto dovuto e previsto dalla legge (riteniamo, quindi, che sarà interessata la Magistratura e saranno necessarie delle bonifiche), si precisa che per il secondo superamento non sarà necessario poiché riguarda delle aree (ricadenti nel comune di Amendolara), che a seguito della realizzazione dell’Opera modificheranno la propria destinazione d’uso da terreni agricoli in Sito ad uso commerciale e industriale per cui le soglie non risultano superate”.
In pratica, da ciò che è emerso anche a seguito della verifica sulle diverse leggi richiamate dal Contraente Generale nell’ambito della comunicazione inviata, per l’associazione si avrebbero “due notizie: una buona ed una cattiva”.
“Quella buona – avanzano dal Direttivo - e che è emerso che nei terreni dell’alto jonio cosentino vi è una soglia di arsenico che supera le soglie previste dalla legge ciò sarà affrontato nel rispetto di quanto è previsto dalla legge e non determinerà alcun ritardo o danno per l’infrastruttura che, a sua volta, sarà realizzata senza causare un aggravamento (in termini di inquinamento maggiore), per questi terreni già compromessi. Quella cattiva è che sono stati rinvenuti in diversi terreni dell’alto jonio cosentino interessati dal Megalotto 3 tracce di arsenico sopra la soglia prevista per legge da riferirsi a fenomeni antropici”.
Basta Vittime, pertanto, si ritiene fin qui soddisfatta: “Restano però il rammarico – aggiungono dall’Associazione - per aver dovuto apprendere che un’area della nostra amata Calabria è inquinata e poi l’aver dovuto affrontare negli anni un duro e cruento confronto con quei ‘proprietari terrieri’ che insieme ai ‘Turisti di Ferrara’ ed a qualche Parlamentare della Repubblica Italiana erano contrari all’Opera poiché sostenevano che avrebbe causato una devastazione ambientale”.
Alla luce di quanto emerso, il Direttivo sostiene così di non comprendere se l’idea di realizzare “l’impossibile raddoppio della S.S.106 esistente nell’alto jonio cosentino fosse davvero dovuta all’assurda e paradossale convinzione di evitare una ‘devastazione ambientale’ oppure se, invece, il vero scopo era quello di nasconderla la devastazione ambientale”.
“Siamo molto convinti che con il tempo, anche su questi aspetti – concludono - sarà fatta piena luce ma una dato ormai è certo ed incredibile: qualcuno si preoccupava del presunto ‘danno ambientale’ provocato da un’Opera necessaria alla Calabria e, quindi, all’interesse generala mentre invece il danno l’aveva sotto casa e, casualmente, non l’aveva neanche notato”.