Margherita Corrado (M5S ) su archivio fotografico del Museo di Reggio
Riceviamo e pubblichiamo
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“Il 17 settembre scorso ho scritto alla Direzione Generale Musei del Ministero Beni Culturali deplorando il comportamento del direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, diventato istituto autonomo ex DM 44/2016, che, dopo lo sfratto degli uffici della Soprintendenza, ne trattiene presso di sé, senza titolo, l’archivio fotografico, separato così dalla parte cartacea (relegata nel Castello cittadino). Ciò danneggia il personale delle due Soprintendenze ABAP calabresi, menomate nell’esercizio della tutela, e l’assurdo disagio deve avere scatenato un conflitto in seno all’Amministrazione. A distanza di due mesi, infatti, la Direzione Generale interpellata mi gira la nota inviata ieri (26.11.2019) al dott. Malacrino e per conoscenza, tra gli altri, al Direttore dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione-ICCD. Una nota a dir poco sorprendente, perché non dissimula un’inconsueta esasperazione. L’atto ha ad oggetto la problematica dell’accesso ai locali del Museo sollevata il 13 novembre dal direttore Malacrino nei riguardi della ricognizione delle raccolte e degli archivi fotografici delle Soprintendenze ABAP svolta dall’ICCD. La replica del dirigente romano, che evidentemente ha fiutato la pretestuosità della richiesta, è durissima: “si rammenta che l’autorizzazione per l’accesso ai locali situati nell’immobile del Museo rientra a pieno titolo nelle facoltà di codesta Direzione, a capo di un istituto dotato di autonomia speciale”. Ergo, il dott. Malacrino deve avere negato l’accesso ai tecnici dell’ICCD in attesa di un fantomatico nulla osta da Roma. Cos’avrà da nascondere? Probabilmente nulla ma l’archivio fotografico dell’ex Soprintendenza Archeologica è un ‘giocattolo’ che vorrebbe tenere solo per sé, escludendo per capriccio tutti gli Uffici aventi titolo. La DG Musei è infatti costretta a tornare, nella seconda parte della sua nota, su due comunicazioni precedenti (dell’1 marzo 2018 e del 26 giugno 2019) riguardanti la stessa criticità da me lamentata. Coglie dunque l’occasione per “stigmatizzare il protrarsi del carteggio relativo alla gestione dell’archivio fotografico tra codesto Museo e la Soprintendenza”. Né si trattiene dal “rilevare una situazione conflittuale ormai lontana dai principi di collaborazione e di buon andamento che devono informare l’azione amministrativa, specialmente nel caso di uffici appartenenti alla medesima Amministrazione”.
Sono i frutti quotidiani della ‘deforma Franceschini’ che non solo ha diviso le Soprintendenze dai musei ma ha sdoganato, nei 32 Istituti autonomi, il delirio di onnipotenza, al punto che neppure la superiore Direzione riesce a venirne a capo. Come sia stato possibile, in queste condizioni, che, sulla base di una scheda di AUTOVALUTAZIONE della performance, tutti i direttori della prima stagione siano stati riconfermati, è un mistero che aspetto pazientemente mi sia svelato. Al riguardo, ho chiesto l’accesso agli atti il 20 settembre u.s., per avere “informazioni in merito ai punteggi assegnati a tutti gli ex direttori rinnovati”. L’8 novembre mi è stata data una prima risposta, parziale e a dir poco generica, che tuttavia conferma i timori della vigilia: nel primo triennio d’incarico, tutti i direttori “con riferimento a ciascun anno di mandato, hanno percepito il premio di risultato nella misura massima…prevista in favore di coloro che ottengono un punteggio pari e/o superiore a 90 (e fino a 100).” Senza parole.”
Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)
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