Corrado (Cal): Nuove opportunità per il rimpatrio del capolavoro magnogreco della “Dea in Trono”
Il rientro in Italia e la presentazione, lo scorso aprile, della Biccherna attribuita al pittore Sano di Pietro e datata 1441 che dall’Ottocento si trovava in Germania e oggi è all’Archivio di Stato di Siena, “nonostante la non contezza del Ministro, ha dimostrato che è possibile ottenere successi pieni, in tema di recupero di beni culturali usciti illecitamente dal nostro Paese, ‘persino’ quando si ha a che fare con musei e collezionisti tedeschi”.
Se ne dice certa Margherita Corrado, senatrice del Gruppo Cal, affermando che finora si era stati abituati a “rese incondizionate o a compromessi non proprio dignitosi, come la formula del prestito a tempo indeterminato adottata, invece della restituzione, per i frammenti ‘tedeschi’ di uno straordinario sarcofago da Pianabella di Ostia e di un rilievo mitraico da Tor Cervara, entrambi del II secolo d.C.”
Il cambio di passo testimoniato dalla soluzione della vicenda della Biccherna, ricorda Corrado, “è stato possibile grazie all’impegno di quei pochi specialisti di diritto che, padroneggiando perfettamente le norme vigenti negli Stati preunitari e poi nell’Italia unificata ma anteriormente all’entrata in vigore della L. 364/1909, possono valutare con cognizione di causa se la rivendicazione di beni culturali trafugati prima del 1909 sia, caso per caso, un miraggio o una strada praticabile, a patto ovviamente di impegnare le migliori menti ed energie disponibili”.
“In quest’ottica, non avendo dimenticato, da calabrese, le giustificazioni addotte nel 1997 dal ministro Veltroni per sottrarsi alla richiesta di recupero all’Italia della statua in marmo pario detta “Dea in Trono”, a Berlino dal 1915 ed esposta oggi all’Altes Museum ma trafugata dalla Magna Grecia (Locri o Taranto poco importa) - sbotta la senatrice - ho presentato una interrogazione per chiedere al ministro Franceschini di verificare se sia fattibile, oggi, mettendo in campo la stessa competenza e determinazione dimostrate nel caso senese, tentare il recupero di quella scultura”.
“Nel 1997, infatti, esso fu definito ‘impossibile’ soprattutto per ragioni di diplomazia, peraltro ammesse espressamente ma corroborate da altre giustificazioni che in realtà non avevano e non hanno, sul piano tecnico-giuridico, il pregio che ci si attenderebbe provenendo dal Ministero competente” continua la senatrice.