Disturbato da rumori sparò a vicina, condannato 80enne

Catanzaro Cronaca

Si è concluso con una condanna a quindici anni di reclusione il processo a carico di Francesco Mellea, 80 anni, di Catanzaro, che nel febbraio 2008 sparò ripetutamente contro una donna sul pianerottolo di casa, in uno stabile nei pressi dello stadio "Ceravolo" del capoluogo calabrese, perché infastidito dai rumori provenienti dall'appartamento. Il tribunale collegiale di Catanzaro ha inflitto oggi la pena all'uomo - per il quale il pubblico ministero Carlo Villani aveva chiesto venti anni di reclusione -, condannato anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, ed all'interdizione legale per la durata della pena, nonche' a pagare un risarcimento del danno di 800.000 euro alla parte civile, e cioe' alla donna che sfioro' la morte ed e' comunque rimasta invalida al cento per cento (la vittima era rappresentata dall'avvocato Massimo Gimigliano). Nulla hanno potuto i difensori di Mellea, gli avvocati Francesco e Noemi Balsamo, ai quali ora non resta che attendere le motivazioni della sentenza per proporre appello. Mellea e' stato chiamato a rispondere di tentato omicidio aggravato da futili motivi e detenzione illegale di proiettili. I fatti risalgono al primo pomeriggio del 22 febbraio 2008. Mancava una manciata di minuti alle 14 quando, per motivi che gli inquirenti ritengono legati a vecchie ruggini dovute a banali motivi di vicinato, l'imputato avrebbe sparato tre colpi con la sua pistola Bernardelli calibro 6.35, legalmente detenuta, contro Maria Giovanna Coppola, 67enne, la quale si era recata in quell'edificio popolare di via De Nobili per accudire le sue due prozie, che abitano al piano sopra a quello dell'imputato, e che piu' volte lo avrebbero infastidito con il rumore che facevano. Tre colpi sparati "da distanza ravvicinata e ad altezza d'uomo", ha scritto il sostituto procuratore titolare delle indagini nella richiesta di rinvio a giudizio, che raggiunsero la donna all'orecchio, al collo e alla schiena. La Coppola fini' all'ospedale Pugliese, dove rimase a lungo in coma farmacologico e fu sottoposta ad un lungo e delicato intervento chirurgico per l'estrazione di un proiettile dalla testa, per essere poi ricoverata a Crotone, nella clinica del risveglio, ed infine trasferita in una struttura specializzata di Firenze. Quello stesso 22 febbraio anche Mellea fu sottoposto a numerose visite, perche' fin da subito apparse in una sorta di stato di choc, tant'e' che il suo stato non gli consenti' di rispondere alle domande degli investigatori. Nel corso dell'udienza preliminare, invece, l'uomo ha rilasciato spontanee dichiarazioni in aula, sostenendo di non aver mai fatto nulla di male.