Scovato l’arsenale del clan: tra armi, bombe e tritolo erano capaci di far esplodere un palazzo
Una bomba a mano, due chili di tritolo, un altro chilo di esplosivo plastico, un altro ancora di polvere da sparo e diverse divise dei vigili del fuoco.
Una scoperta “eclatante” l’hanno definita gli stessi uomini dell’Arma spiegando come con questo esplosivo, che è ad alto potenziale, sia per la sua tipologia che per il quantitativo si sarebbe potuto far saltare in aria un intero palazzo, distruggendolo e addirittura provocando ingenti danni anche al eventuali edifici ed abitazioni circostanti.
Il tritolo e il plastico ritrovati, infatti, sono di tipo militare, dunque non reperibili in commercio, mentre la bomba a mano, che proviene dall’ex Jugoslavia, conferma la capacità della criminalità di approvvigionamento di armi micidiali e su canali internazionali.
A scoprire il tutto, come dicevamo, sono stati i carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria durante un controllo nelle zone rurali del capoluogo.
I militari hanno perquisito infatti un casolare di Rosario Valanidi, trovandovi inizialmente alcune armi e munizioni: in particolare, una pistola con la matricola punzonata, una doppietta con canne e calciolo tagliati, due fucili a pompa e con i segni distintivi abrasi, una mitraglietta di fabbricazione artigianale calibro 9, un fucile semiautomatico cal. 12 con la matricola punzonata, un fucile senza marca cal. 32, e oltre 3.500 cartucce di vario calibro.
Ma è all’interno di alcuni contenitori di plastica, a sembianza di innocui bidoni e tubazioni, che i militari e gli specialisti dei Cacciatori di Calabria hanno poi scovato bomba ed esplosivi.
Insomma, un vero e proprio arsenale da guerra per il quale è finito in arresto Domenico Gattuso, 47enne reggino, che era stato già condannato per aver favorito la latitanza di Vincenzo Ficara, ritenuto un noto esponente dell’omonima cosca, catturato in provincia di Macerata nel giugno del 2006.