Reggio: il controllo dei Tegano su società municipalizzata Multiservizi

Reggio Calabria Cronaca

L’odierna operazione, denominata Astrea, prende l’avvio da autonome, articolate ed approfondite attività investigative, anche e soprattutto tecniche, svolte dalle Fiamme Gialle reggine, sotto la direzione del Procuratore della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Dottor Giuseppe Pignatone, del Proc. Aggiunto Dott. Michele Prestipino Giarritta e dei Sostituti Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria - Direzione Distrettuale Antimafia – Giuseppe Lombardo e Beatrice Ronchi, mirate all’aggressione del patrimonio - societario, mobiliare ed immobiliare - riconducibile alle cosche Tegano - De Stefano, egemoni nella città di Reggio Calabria e unanimemente riconosciute come ai vertici della ‘ndrangheta reggina. In particolare, gli accertamenti, in aderenza alle direttive nel tempo impartite dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e dai vertici del Corpo, in termini di aggressioni ai patrimoni illecitamente accumulati dalle consorterie mafiose, hanno avuto ad oggetto realtà imprenditoriali e societarie, con sede nella Provincia di Reggio Calabria, le operazioni finanziarie e gli investimenti riconducibili a tali realtà economiche nonché i soggetti titolari - di fatto o fittizi - delle stesse.

In sintesi, è stato dimostrato come, al di là delle varie intestazioni formali, operate nelle diverse fasi a seconda delle esigenze criminose manifestatesi, di fatto l’attività imprenditoriale con sede in via Vecchia Provinciale Archi n. 7 - sotto la denominazione COM.EDIL S.r.l., prima, SI.CA S.r.l., poi, e REC.IM. S.r.l., da ultimo - abbia mantenuto, nel tempo, la stessa identità economica e gestionale in capo ai Tegano, che si sono avvalsi, nel tempo, di fidati prestanome intranei (Giuseppe Rechichi) o quantomeno contigui (Rosario Giovanni RechichI, Maurizio e Antonio Lavilla, Antonino e Giovanni Rechichi) alla cosca o pienamente consapevoli dell’apporto fornito, con questa consorteria in un rapporto fiduciario dai reciproci vantaggi (Giovanni Zumbo, Maria Francesca Toscano, Roberto Emo, Porzia Maria Zumbo). Nello specifico, Giuseppe Rechichi, sin dagli anni ’80, con la consapevole collaborazione del fratello Rosario Giovanni Rechichi, è stato soggetto stabilmente a disposizione della cosca Tegano per la gestione e la cura di affari illeciti, anche di natura imprenditoriale, legati all’attività economica svolta dalla COM.EDIL S.r.l., operante nel settore del commercio di materiale da costruzione, di fatto riconducibile alla citata e pericolosa consorteria Tegano, (capeggiata dal boss Giovanni Tegano 72 anni) e, in una successiva fase temporale, divenuta anche di interesse della potente cosca De Stefano. Tale attività imprenditoriale è stata oggetto, nel corso degli anni, di un’articolata operazione, consistente in una serie di successive fittizie intestazioni di quote societarie e finalizzata ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali (attraverso la SICA S.r.l., prima, e la REC.IM. S.r.l., poi), onde impedirne la effettiva riconducibilità alla cosca Tegano. Tale circostanza ha trovato concorde conferma nelle dichiarazioni, reciprocamente riscontrante, fornite dai collaboratori di giustizia Giovanni Battista Fracapane e Antonino Lo Giudice. In ordine all’arrestato di Giovanni Zumbo, si ricorda come il 13.7.2010 lo stesso, sia stato sottoposto a fermo di P.G. - poi convalidato dalla competente A.G. - per concorso esterno nell’associazione per delinquere di stampo mafioso denominata ‘ndrangheta, nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Reale”. In particolare, in quel contesto, Zumbo si recava presso l’abitazione del noto boss Giuseppe Pelle 51 anni, alias “Gambazza”, capo locale di San Luca, accompagnato dall’altrettanto noto boss Giovanni Ficara 47enne, personaggio di spicco della locale operante nella zona sud della città di Reggio Calabria, fornendo ai medesimi notizie coperte dal segreto investigativo, riguardanti l’indagine “Il Crimine”, allora in corso. Ancora, nel settembre 2010, Giovanni Zumbo è stato colpito da un’ulteriore o.c.c.c., nell’ambito dell’operazione di P.G. denominata “Piccolo Carro”, inerente lo “strumentale” rinvenimento di armi ed esplosivi, in concomitanza con la visita presso la città di Reggio Calabria del Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano. Le successive indagini evidenziavano la riconducibilità dell’intera vicenda del ritrovamento dell’arsenale nell’autovettura agli interessi criminali ed ai soggetti riconducibili alla cosca Ficara-Latella, permettendo di individuare gravi elementi di prova a carico di Giovanni Zumbo - quale interprete degli interessi della cosca - del pregiudicato Giovanni Ficara e di Demetrio Domenico Praticò.

In conclusione, l’odierna attività di P.G. conferma come le cosche di ‘ndrangheta continuino a conseguire ingiusti ed illeciti profitti e vantaggi, attraverso il controllo del territorio “di competenza” e delle relative attività economiche e produttive: controllo reso possibile anche all’opera di insospettabili “colletti bianchi” che svolgono funzioni di veri e propri consulenti ed all’utilizzo di numerosi “prestanome” (a loro volta schermati da ulteriori società), ai quali viene attribuita la titolarità - solo formale - di importanti realtà economiche.

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