Fisco. Operazione Coccodrillo, redditi illeciti per 1,5 milioni di euro
I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza hanno passato al setaccio i conti correnti riconducibili al promotore del sodalizio criminale (stroncato con la recente operazione “coccodrillo”) specializzato nella commercializzazione di merce contraffatta ed operante nel capoluogo bruzio ma con propaggini nel resto della Calabria e fonti di approvvigionamento in Campania, nei confronti del quale, in sede di esecuzione della misura cautelare dell’arresto in carcere, lo scorso 12 gennaio era stata avviata un’apposita verifica fiscale sostanziale finalizzata ad attrarre a tassazione, ai sensi dell’art. 14, comma 4 della L. 537/93, i proventi derivanti dallo svolgimento della lucrosissima attività illecita. Proprio i riscontri ottenuti attraverso i numerosi sequestri di merce contraffatta e, contestualmente, di documentazione costituita da agende, brogliacci, buoni di consegna, effettuati nei confronti dell’indagato, hanno consentito di tracciarne il profilo di dominus di un rilevante mercato del “falso” e di risalire ad un vasto giro di movimentazioni economico-finanziarie riferibili alla commercializzazione del contraffatto. Il quadro così ipotizzato è stato avvalorato oltremodo dagli esiti degli accertamenti sui conti bancari riconducibili all’”imprenditore del falso” che hanno confermato le consistenti movimentazioni finanziarie di versamento in contanti ed a mezzo assegni sugli stessi, ammontanti ad oltre un milione e mezzo di euro. Evidenze che sono state ricondotte e qualificate come provento illecito derivante dallo svolgimento delle predette attività delittuose anche perché l’indagato non presentava alcuna dichiarazione dei redditi. In definitiva, oltre alla constatazione delle predette componenti positive di reddito è stata appurata, in linea con i recenti dettami della Corte di Giustizia Europea e della Corte di Cassazione, una corrispondente IVA dovuta e non dichiarata a debito, ammontante ad oltre 300 mila euro.