Federalismo fiscale, le perplessità degli amministratori vibonesi e di Legautonomie Calabria
«Quella che si profila all’orizzonte è una riforma federalista ingiusta e iniqua che, se dovesse essere attuata, penalizzerà fortemente il Sud. Una riforma che, così com’è stata concepita, porterà paradossalmente ad una riduzione dell'autonomia degli Enti locali e causerà, soprattutto nel Mezzogiorno, un aumento delle tasse per i cittadini e una riduzione dei servizi erogati, nei loro riguardi, da Comuni e Province». Queste le amare conclusioni del presidente di Legautonomie Calabria Mario Maiolo, giunte al termine dell’incontro dibattito sulla Redazione del bilancio di previsione 2011 nel contesto del federalismo fiscale, che si è tenuto, stamattina, nella sala del Consiglio, su iniziativa dell’Amministrazione provinciale di Vibo Valentia. Il presidente Maiolo ha invitato i sindaci e gli amministratori calabresi a «prendere piena consapevolezza della penalizzazione che subisce il Sud con questo tipo di riforma ed a fare, quindi, sistema per avviare una battaglia condivisa e di ampio respiro politico. Un’iniziativa che proponga un federalismo giusto e solidale, in grado di salvaguardare i diritti che la costituzione garantisce, in ugual misura, a tutti i cittadini, al di là della loro area di residenza geografica». Il convegno, che ha visto la presenza di diversi sindaci ed amministratori locali e degli alunni dell’istituto Tecnico commerciale di Vibo Valentia, è stato introdotto dal presidente della Provincia Francesco De Nisi, che, nel corso del suo intervento, ha evidenziato i valori dell’unità d’Italia, di cui quest’anno si festeggiano i 150 anni, ed ha aggiunto, poi, entrando nel merito della discussione, come sia necessaria «una forte ripresa del protagonismo politico del sistema delle autonomie regionali, al fine di affermare i propri diritti costituzionali e preservare la dignità di chi svolge, con impegno e passione, la propria attività amministrativa al servizio delle comunità. Occorre questo impegno politico - ha chiosato De Nisi - per non vanificare la costruzione di un vero federalismo equo e solidale».
L’approvazione del bilancio di previsione 2011 e, quindi, l’evoluzione della finanza locale, «che sta registrando una significativa regressione in vista dell’avvio del federalismo fiscale», sono stati oggetto dell’intervento dell’assessore provinciale al Bilancio Pasquale Fera, il quale ha manifestato, anche, tutte le sue perplessità politiche «su un federalismo che non sarà la panacea di tutti i mali, come sostiene ideologicamente la Lega, ma che invece avrà, alla luce degli ultimi provvedimenti governativi, ricadute drammatiche sui cittadini che risiedono in realtà territoriali quali la provincia di Vibo Valentia, alla quale sono stati di fatto tagliati 4 milioni di euro». Di diverse vedute, invece, l’intervento dell’assessore al Comune di Vibo Valentia Pino Scianò, che reputa la riforma federalista in atto «ormai non più prorogabile e, tutto sommato, idonea a sanare una situazione di grande difficoltà economica e finanziaria nella quale si trova il Paese». Un quadro esaustivo dell’evoluzione fiscale in atto, è stato successivamente dato dalla relazione tecnica del segretario generale di Legautonomie Claudio Cavaliere, il quale, tra le altre cose, ha messo in luce che le entrate ai comuni calabresi mostrano «un aumento del 15% nel quinquennio 2003-2008. Mentre la pressione fiscale per abitante è aumentata, invece, di 196 euro. Un altro dato allarmante - ha affermato Claudio Cavaliere - è che 32 comuni non hanno effettuato alcuna spesa in conto capitale, ovvero non hanno realizzato nessun investimento. La spesa corrente per funzioni ha una tendenza analoga a quella nazionale ad esclusione per alcuni settori che occorre evidenziare: la spesa sociale che in Calabria è all’8%, contro il 16% della media nazionale, così come l’istruzione e la cultura, che registrano un 4% in meno, rispetto alla media nazionale. Al contrario - ha aggiunto Cavaliere - la spesa su territorio e ambiente in Calabria risulta al 28%, con una media nazionale che è del 18%. Purtroppo le cose peggiorano quando esaminiamo i dati sulla sicurezza: 106 atti intimidatori ad amministratori di 65 comuni calabresi, fanno sì che l’anno 2010 presenti un incremento del 36% rispetto al 2009». Un quadro poco confortevole, dunque, quello calabrese, che - come evidenziato da quasi tutti i relatori - rischierà di aggravarsi ulteriormente se questo tipo di riforma federale del Paese dovesse essere definitivamente approvata.