Tumore al seno. I calabresi si fidano degli ospedali regionali: il “Ciaccio” primo per interventi
Tra gli ospedali italiani più performanti per numero di interventi di tumore al seno, in cima alla classifica regionale della Calabria, con ben 194 interventi effettuati nel 2017, spunta il presidio Ospedaliero “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro, che guadagna una posizione rispetto all’edizione del Pne relativa all’anno 2016. Al 2° posto, con invece 182 interventi, c’è l’ospedale “Annunziata” di Cosenza, che perde una posizione.
Seguono, senza rispettare la soglia minima di 150 interventi annui, il “Mater Domini” di Catanzaro (137 interventi), i “Riuniti” di Reggio Calabria (50 interventi) e l’Ospedale Civile “San Giovanni di Dio” di Crotone (35 interventi).
“Il volume di attività, secondo quanto dimostrano le evidenze scientifiche, ha un impatto significativo sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure” spiega Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico del sito. Perciò, le autorità ministeriali hanno fissato la soglia minima a 150 interventi annui, per quanto riguarda il carcinoma alla mammella, e così da valutare la bontà di una struttura.
In Calabria, le strutture pubbliche o private accreditate che nel 2017 hanno effettuato questo tipo di operazioni sono 20 (contro le 19 del 2016): di queste, il 10% rispetta la soglia. In Italia, invece, a raggiungere il numero minimo di interventi sono 137 dei 469 ospedali pubblici o privati accreditati: il 29,2% del totale.
La percentuale, però, è in aumento: nell’ultimo quinquennio, infatti, i centri in linea con lo standard sono cresciuti del 63%, passando da 84 nel 2012 a 137 nel 2017. Al contrario, cala il numero complessivo degli ospedali italiani che eseguono interventi per tumore alla mammella: da 559 nel 2012 a 469 nel 2017 (-16%).
“La direzione è quella giusta, ma la mia aspettativa, nell’interesse dei pazienti, è che gli indicatori individuati per valutare i centri - come le soglie di attività - si perfezionino nel tempo e riflettano sempre più fedelmente la qualità delle prestazioni offerte”, commenta Massimiliano Gennaro, medico della Struttura Complessa Chirurgia generale indirizzo oncologico 3 (Senologia) presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
“Quanto alle strutture in linea con gli standard - aggiunge - il loro aumento è auspicabile, ma non si può prescindere da una loro equa distribuzione sul territorio che garantisca ai cittadini le stesse opportunità di cura risparmiando loro migrazioni da una Regione all’altra”.
Al riguardo, a scegliere di farsi curare in Calabria è il 55,2% dei residenti (contro il 54% del 2016). Nelle strutture italiane che rispettano la soglia ministeriale, nel 2017, sono stati eseguiti ben il 74,7% degli interventi totali contro il 55,8% del 2012.
Viceversa, nelle restanti strutture accreditate (oltre due terzi), nel 2017, è stato eseguito appena il 25,3% delle operazioni totali (poco più di un quarto) contro il 44,2% del 2012.
In sintesi, tre quarti delle operazioni totali si concentrano in meno di un terzo dei centri italiani, ed è a questi che si rivolgono sempre più spesso i cittadini.
Dai dati di Agenas emerge, infine, un notevole incremento delle operazioni per tumore al seno che, nel nostro Paese, hanno registrato un + 38,5% in 5 anni passando dalle 44.147 effettuate nel 2012 alle 61.137 del 2017.
“L’aumento - spiega ancora Gennaro - è in linea con i dati riportati nell’ottobre scorso da Aiom, i quali rivelano un trend in crescita per quanto riguarda l’incidenza del tumore al seno in Italia (+0,3% per anno, dal 2003 al 2018)”.
Per il professionista l’incremento delle diagnosi si spiegherebbe con l’ampliamento, in alcune Regioni, dello screening mammografico, che ha coinvolto nuove fasce di età (da 45 a 49 anni) in aggiunta a quelle per cui era già attivo (dai 50 ai 69 anni). “Inoltre - conclude Gennaro - si deve al fatto che molte giovani donne oggi scelgono di sottoporsi ai controlli di loro iniziativa, spinte dalle campagne di prevenzione e dai progressi fatti nei campi della diagnosi e delle cure, che hanno consentito un significativo calo della mortalità (-0,8% per anno)”.