Covid-19, attivazione Usca. Medici ai vertici: “incongruenze nel decreto”
I medici di Continuità Assistenziale operanti presso il presidio di continuità assistenziale (già guardia medica) di Nicastro e presso l’Uccp “Michelangelo” di Lamezia Temre individuata tra le possibili sedi Usca, dichiarano le loro perplessità nei riguardi del decreto del Presidente della Regione Calabria n. 25 del 29/03/2020 che stabilisce criteri di reclutamento contrastanti per la composizione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale messe in atto dall’Asp di Catanzaro.
“Se i medici destinati alle nascenti U.S.C.A. dovessero essere reclutati tra i “medici di continuità assistenziale titolari o supplenti, medici che frequentano il corso di formazione specifica in medicina generale; o in via residuale, laureati in medicina e chirurgia”, - si legge nella nota indirizzata ai vertici della sanità calabrese - si genererebbe una grave compromissione della ordinaria attività di continuità assistenziale, con un importante rischio biologico per gli operatori sanitari impiegati nelle varie postazioni e per l’intera utenza delle postazioni stesse”.
Occorre dunque “identificare, quali sedi operative delle nascenti U.S.C.A., idonei locali che siano inaccessibili al pubblico e non abbiano spazi o accessi in comune con altri servizi sanitari territoriali ordinari; reclutare, quali componenti delle nascenti U.S.C.A., medici che non siano titolari di altri incarichi.
“Il Decreto recita inoltre – avanza la nota – alla sezione “Compiti delle aziende”, quanto segue: ‘le Aziende attivano le U.S.C.A. presso una sede di continuità assistenziale con un rapporto di una ogni 50.000. abitanti. Gli ambienti devono essere dotati di collegamento telefonico (cellulare aziendale) per le comunicazioni con i MGG, PLS e MCA del territorio di copertura nonché con i Servizi di Pronto Soccorso e i Servizi di Prevenzione. Gli ambienti destinati alle Unità Speciali non devono essere accessibili al pubblico e gli addetti devono essere dotati dei dispositivi di protezione individuale (DPI) come da circolari ministeriali’.
“Tali indicazioni risultano incomplete, - spiegano i medici - poiché non individuano organi sanitari o comunali preposti alla verifica dell’idoneità dei locali e non fanno menzione alla auspicabile presenza, all’interno dei locali ospitanti le U.S.C.A., di adeguati sistemi di areazione; ambienti che possano fungere da “zona filtro”; suddivisioni tra “aree pulite” ed “aree sporche” e precise indicazioni sul trattamento e sullo smaltimento dei rifiuti speciali”.
“Inoltre, l’indicazione ‘le Aziende attivano le U.S.C.A. presso una sede di continuità assistenziale con un rapporto di una ogni 50.000 abitanti’ entra chiaramente in contraddizione con quanto espresso successivamente: “gli ambienti destinati alle Unità Speciali non devono essere accessibili al pubblico”.
“Nel Decreto del Presidente – continuano – alla sezione “Criteri Generali”, si cita quanto segue: ‘l'U.S.C.A. dovrà essere attiva sette giorni su sette, dalle ore 8.00 alle ore 20.00, per tutta la durata dell'emergenza’. Se le U.S.C.A. dovessero essere realmente attivate presso sedi di Continuità Assistenziale, - riflettono i dottori - ciò comporterebbe, durante i turni diurni prefestivi e festivi, una rischiosa sovrapposizione, oraria e spaziale, tra le attività ordinarie e quelle “COVID-dedicate”.
“Alla sezione “Compiti delle aziende” - si legge ancora - ‘le Aziende forniscono alle U.S.C.A. un’auto medica con attrezzatura diagnostica’. Tale indicazione è estremamente aleatoria – sottolineano unanimi - poiché, non fornendo alle ASP precise indicazioni sull’attrezzatura da fornire, dà ampia discrezionalità e, di conseguenza, rischia di rendere le U.S.C.A., se sprovviste di ecografo portatile e di saturimetro, scarsamente utili nella gestione domiciliare del paziente Covid-19”.
In conclusione la richiesta agli organi competenti è almeno quella di “identificare, quali sedi operative delle nascenti U.S.C.A., idonei locali che siano inaccessibili al pubblico e non abbiano spazi o accessi in comune con altri servizi sanitari territoriali ordinari e reclutare, quali componenti delle nascenti U.S.C.A., medici che non siano titolari di altri incarichi, al fine di ridurre il rischio biologico per l’utenza ordinaria e il rischio di contaminazione delle sedi di Continuità Assistenziale”.