Polemica sui social, Sperlì: “pensare ai calabresi, migranti rifiutano pasti”. Risponde Pap
Le recenti dichiarazioni del Vice Presidente del Consiglio Regionale, Nino Spirlì, oltre ad essere fuori luogo sono fuorvianti e pericolose.
Lo sostiene Potere al Popolo Reggio Calabria. “Ci chiediamo - girando a lui la domanda - se ha mai messo piede negli accampamenti istituzionali e informali della Piana che ospitano centinaia di cittadini stranieri, e se ha mai parlato con qualcuno di loro. Ma forse il suo obiettivo era solo creare tensione sociale e alimentare una nuova guerra tra poveri. Complimenti onorevole, ci sta riuscendo, visto il vespaio che sta montando sui social dopo le sue dichiarazioni in cui afferma che è arrivato il tempo di pensare ai calabresi dato che i migranti rifiutano il cibo. E se quel cibo i migranti lo avessero accettato, ai calabresi non ci avrebbe pensato? È in grado di pensare a due problemi contemporaneamente o è più semplice contrapporre categorie e interventi”?
“Da un rappresentante delle istituzioni, benché esponente del partito di Salvini, ci saremmo aspettati maggiore autocontrollo e impegno nella ricerca del dialogo per risolvere le attuali criticità. L'intero pianeta è travolto da una drammatica condizione che ci sta facendo comprendere come non esistano divisioni sulla base del colore della pelle o della provenienza geografica. Spirlì evidentemente non ha ancora ben capito – proseguono da Pap - l'importanza del ruolo che oggi occupa, essendo alla ricerca costante di audience e facili consensi, ispirandosi al suo segretario nazionale”.
Bisognerebbe spiegargli che la Calabria e la politica non sono un talk show prima che reciti pubblicamente il rosario. Ma veniamo ai fatti. Viene imputato ai migranti ospiti della Tendopoli di San Ferdinando di aver creato disordini al fine di mandare via con la violenza la cucina da campo portata dalla protezione civile per garantire pasti caldi – continuano - conosciamo benissimo quei posti e interloquiamo giornalmente con gli ospiti dalle tendopoli, e sappiamo bene che la realtà è diversa da quella raccontata nella nota stampa della Regione, che purtroppo continua a far collezionare ai calabresi magre figure dopo la puntata di Report di qualche sera fa. I fatti riportano che un gruppetto di circa 20/25 ospiti (su 500 totali) ha inscenato delle dure proteste. Costretti a vivere da anni in condizioni pietose, l'unica risposta istituzionale è stata la cucina da campo”.
“Quello che invece ci chiediamo e ci chiedono molti migranti è se le prescrizioni comportamentali e igieniche dettate dall'emergenza da corona virus valgano anche per loro e, se sì, chi debba farle rispettare. Spirlì sa che si dorme in 6/7 in una tenda e che i servizi igienici sono 7 per 500 persone? A suo avviso la Regione Calabria può tollerare un simile situazione? Conosce Spirlì la situazione dei campi informali dove addirittura si vive senza acqua corrente? – si chiedono da PaP.
“Nei giorni scorsi, - ricorda la nota - incalzato da numerose associazioni che operano quotidianamente su quei territori, l'assessore regionale Gallo aveva emesso una nota stampa evocando un impegno di due milioni di euro per risolvere questa emergenza e tutelare la salute pubblica di tutti, cittadini calabresi compresi, che potrebbero pagare a caro prezzo il mancato superamento di questi ghetti, vere e proprie bombe ecologiche, attraverso l'inserimento abitativo diffuso sul territorio”.
“Suggeriamo al Vice Presidente della Regione di studiare meglio le dinamiche della filiera agricola e dei braccianti: scoprirà che in questi giorni è in atto un dibattito in tutta Europa sul rischio che molti raccolti vadano persi e che gli italiani avranno serie difficoltà a reperire frutta e verdura fresca, oltre che sulla regolarizzazione e l'aumento dei salari dei braccianti. Ci chiediamo se Spirlì – closa nota - sappia da chi è composta la mano d'opera che lavora nei campi di tutta Europa”.
“Se non lo sa, ci contatti. Gli faremo fare un giro per i campi e finalmente potrà ascoltare dalla viva voce dei lavoratori quanto è duro fare il bracciante agricolo. Siamo certi che da cattolico quale si professa cambierà idea e chiederà scusa alle tante persone che in questo momento stanno soffrendo – conclude - terribilmente e non meritano anche un'insopportabile gogna mediatica”.