Rapani (FI): “potenziare ospedale di Rossano, altrimenti niente centro Covid”
“Centro Covid all’ospedale di Rossano? A patto che la struttura sia dotata degli uomini, strumenti e mezzi adeguati in numero e qualità. Solo allora potremo condividere la soddisfazione del sindaco di Corigliano Rossano. L’istituzione del polo Covid-19, per l’intero comprensorio jonico della Sibaritide, nello Spoke Corigliano-Rossano deve rappresentare un primo passo importante e necessario per l’indispensabile ripristino dell’originaria struttura ospedaliera in spoke di secondo livello.”
Tuona così la nota di Ernesto Rapani dirigente nazionale di Fratelli d’Italia.
“La decisione assunta dall’Asp deve condurre inevitabilmente al potenziamento dei reparti, del personale e dei posti letto tagliati allo spoke, in barba a qualunque logica sanitaria o di semplice buonsenso. Ma dovrà servire anche a creare una Unità operativa complessa di Malattie infettive oltre a quella prevista di Pneumologia. E si badi bene, - incalza Rapani - nessuno sogni un qualsiasi scippo al termine dell’emergenza, perché questo territorio, gli ospedali di Corigliano Rossano, di barbarie ne hanno subìte già abbastanza”.
“In attesa del promesso ospedale “hub” della Sibaritide e si costituisca un “tavolo di trattativa” con la Regione. Noi, come Fratelli d’Italia, una delle componenti della maggioranza del governo regionale, faremo la nostra parte. E poi pensiamo alla riapertura degli ospedali di “frontiera” di Cariati e Trebisacce, - continua - a partire da adeguati pronto soccorso. Il sindaco, l’Asp e la direzione sanitaria ne approfittino per far leva sul governo centrale che prevede l'assunzione di 20mila tra medici e infermieri, piuttosto che pensare a elemosinare disponibilità al personale dello spoke di Corigliano Rossano, già sottodimensionato”.
“Senza nuovo personale “permanente”, bisognerà negarsi a tal punto da far saltare il Centro Covid, perché la pianta organica già all’osso comporterà la chiusura di altri reparti per compensare sull’emergenza. E questo non lo possiamo consentire”.