Pasqua solidale a Sant’Eufemia e Sinopoli: donati 350 pasti
Anche nei momenti più difficili come questo in cui l’emergenza Covid-19 ha tolto a tutti la tranquillità e la gioia di trascorrere con i propri cari la Santa Pasqua, Reggio Calabria con i suoi tanti professionisti, prova a ripristinare un po’ di serenità aiutando i più bisognosi e farli sentire meno soli.
Da qui l’idea del ristoratore Diego Fedele, titolare dei locali “Il cagnolino” e “Le macine” a Santa Eufemia d’Aspromonte che oggi, grazie all’aiuto della Protezione Civile che si è prodigato donare 350 pasti caldi alle persone indigenti dei territori di Sant’Eufemia e Sinopoli.
Un gesto fatto con amore da un giovane reggino che vuole non soltanto aiutare le famiglie in difficoltà sostenendo anche gli operatori sanitari e i volontari all’opera durante questa emergenza, ma anche ribadire l’importanza della responsabilità sociale contro lo spreco di alimenti.
“L’emergenza sanitaria che ha devastato un intero Paese e non solo, ci ha obbligato a riflettere sui rapporti umani, sul senso di condivisione e unione che deve esserci in una comunità – ha spiegato il giovane ristoratore Fedele – Nonostante i nostri locali siano chiusi, abbiamo eseguito rigorosamente le disposizioni ministeriali, e questo blocco delle attività lavorative ha distrutto la nostra economia, insieme al mio team, ci siamo sentiti in dovere di sostenere e far sentire la nostra vicinanza a chi sta affrontando un momento difficile e di grande impegno ma soprattutto, a tutte quelle persone che non hanno un piatto caldo da poter dare ai loro figli. Oggi più che mai, è fondamentale agire modo responsabile per il bene di tutti, creando del valore reale. Il valore di una persona è in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere”.
E sicuramente, la gentilezza di tali “pensieri” crea profondità, solca quel sottile terreno dell’amore e del rispetto verso il prossimo ma, soprattutto, esalta un insegnamento di imprenditori reggini che dimostrano che ciò che viene offerto non deve essere visto come un dono prezioso ma come un dovere necessario