Processo “Mandamento ionico”, la Dda chiede 1800 anni di carcere
La Procura distrettuale di Reggio Calabria ha chiesto quasi 1800 anni di carcere per i 122 imputati nel processo scaturito dall’operazione Mandamento Ionico (QUI), accusati a vario titolo di associazione mafiosa, truffa aggravata ai fini dell’accaparramento di fondi pubblici e contributi europei erogati dall’Arcea destinati al potenziamento ed al rilancio dell’agricoltura calabrese.
Il dibattimento è in corso al tribunale di Locri, e vede come pubblica accusa il Procuratore aggiunto della Dda Giuseppe Lombardo e dai sostituti Diego Capece Minutolo, Giovanni Calamita e Francesco Tedesco.
A seguito delle indagini svolte dal Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, partite nel 2014, gli investigatori hanno scoperto e confermato “le linee di comando e le strutture interne della ‘ndrangheta della Locride, che sarebbe quindi organizzata con “una struttura piramidale al fine di rendere il più possibile impermeabile i vertici dell’organizzazione”.
Ma, attraverso le testimonianze, i carabinieri del Ros e la Procura distrettuale sono riusciti a ricostruire anche l’organigramma criminale che sarebbe costituito da più di venti ‘ndrine che operano nella Locride e le loro ramificazioni all’estero.
Le richieste di condanna più pesanti sono state avanzate per gli imputati ritenuti ai vertici dell’organizzazione mafiosa: Paolo Alvaro (chiesti 26 anni), Nicola Armocida (28 anni), Giuseppe Armocida (26 anni), Carmelo Balzano (28 anni), Antonio Barbaro (27 anni), Pasquale Barbaro (28 anni), Vincenzo Cordì (30 anni), Antonio e Giuseppe Ietto (28 anni), Francesco Ietto (26 anni). L’assoluzione o il non luogo a procedere è stato richiesto per altre 41 posizioni.