Coronavirus, Macrì (architetti): impreparati a gestire le emergenze sanitarie
“L’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19, ha messo in discussione i modelli organizzativi della sanità pubblica rispetto alle emergenze territoriali, evidenziando la necessità di un maggiore coordinamento del nostro sistema sociale. I fattori esterni, dovuti alla globalizzazione spinta, hanno causato incertezze sulla capacità dei governi nazionali di affrontare il fenomeno sanitario con efficacia e sicurezza lasciando alla libera determinazione locale il contrasto alla diffusione del coronavirus. Oggi rileviamo che è mancata una programmazione preventiva territoriale idonea a rispondere ai fenomeni globali che incidono sulla salute pubblica a livelli differenziati sui territori”. E’ quanto afferma il presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Catanzaro, Giuseppe Macrì.
“Abbiamo sottovalutato - scrive Macrì - il fenomeno sanitario globale, trovandoci impreparati a gestire le emergenze sanitarie con mezzi di contrasto efficaci, proporzionati al fenomeno. In questo contesto, le società organizzate e responsabili ci impongono di ripensare a nuovi modelli organizzativi del sociale, del lavoro e della salute pubblica per rispondere concretamente alle sfide che interesseranno in futuro i paesi del mondo al fine di limitare i danni sanitari ed economici che inevitabilmente potrebbero nuovamente abbattersi sul sistema sanitario.
In questo contesto, vi è l’urgente necessità di rimettere in piedi il sistema economico come risposta organizzata in grado di recuperare il tessuto produttivo secondo nuovi schemi e nuove risorse che dovranno incidere sull’efficienza dei processi rispetto alla burocratizzazione dei procedimenti e l’inefficacia delle azioni – si legge ancora nella nota del presidente dell’Ordine degli architetti -.
La nuova società, dovrà riorganizzarsi per competenze e per settori, in maniera da ottimizzare i risultati con il minimo sforzo, recuperando l’efficienza e la flessibilità delle professioni (tecniche ed umanistiche). Bisogna affidarsi al mondo professionale per l’individuazione di percorsi sicuri e organizzati con riguardo alla salute pubblica in cui il fattore burocratico venga azzerato a vantaggio dell’immediata risposta ai problemi. In sintesi, bisogna procedere alla riorganizzazione del lavoro attraverso la pianificazione delle attività produttive finalizzate al contrasto della diffusione del CODIV-19. Bisogna attivare le competenze dei liberi professionisti in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro con particolare riguardo alle norme sanitarie di contrasto al CODIV-19 finalizzate all'immediata ripresa delle attività produttive.
E’ necessario - si legge nella nota - affiancare le imprese, gli artigiani e le attività economiche nella pianificazione del lavoro in tutti i settori produttivi con assistenti di produzione e coordinatori della sicurezza (già presenti in tutti i processi della sicurezza nei luoghi di lavoro: industria, artigianato, edilizia, agricoltura, logistica, trasporti), con oneri organizzativi a carico dell'INAIL. Risulta inoltre utile, al fine della certificazione dei processi, promuovere filiere del lavoro certificate anti COVID, demandando ai professionisti della sicurezza la certificazione delle filiere produttive.
Inoltre, risulta urgente l’istituzione di un piano di sostegno per l’ammodernamento e/o la riconversione delle attività economiche in crisi, da attivare mediante contributi a fondo perduto finalizzati alla riorganizzazione delle attività produttive e all’innovazione del mercato del lavoro. Tale azione permetterebbe di rilanciare l’economia nei vari settori sostenendo la produzione industriale, l’edilizia, l’impiantistica, la logistica e l’artigianato, mentre l’agricoltura e il turismo fortemente integrati tra loro dovranno fare forza sulle filiere consolidate della qualità e delle eccellenze”.
“BUROCRAZIA Ricostruire la fiducia su nuove premesse organizzative della società è un atto complesso ma perseguibile. Bisogna puntare su nuove regole condivise rinunciando alla burocrazia come mezzo di controllo e coercizione della libera iniziativa privata. In campo burocratico, bisogna passare dal sistema autorizzativo (luogo delle incertezze e indecisioni) al sistema dichiarativo di conformità, non impugnabile per fatti interpretativi degli uffici. Abrogare inoltre – scrive ancora Macrì - tutti i processi autorizzativi in materia edilizia (CILA - SCIA - PdC) , sostituibili con autocertificazione unica di procedibilità. Conferenza dei servizi autorizzativa unica semplificata da attivare via web entro 5 giorni con determina autorizzativa entro i successivi 5 giorni successivi.
Eliminazione delle rigide destinazione d’uso degli immobili causa di un incontrollabile consumo di suolo a vantaggio di una maggiore flessibilità d’uso (temporanea e non) finalizzata ad una migliore utilizzazione del territorio e all’integrazione delle funzioni urbane. Regolarizzazione di lievi difformità edilizie e/o paesaggistiche contenute entro il limite del 20% del volume assentito o della superficie autorizzata non demolibili senza pregiudizio per la parte conforme, da ritenersi non incidenti sul carico urbanistico. Rilancio del piano casa regionale per consentire la rigenerazione urbana con nuovi standard qualitativi in grado di limitare il consumo di suolo e attivare risorse economiche tese ad una maggiore sostenibilità ambientale”.
“Abolizione del DURC (documento unico di regolarità contributiva) in presenza di attività senza dipendenti. Pagamenti immediati dei crediti professionali con contestuale compensazione dei debiti contributivi a favore delle casse di previdenza nella misura massima del 30%. Pace fiscale e contributiva (compreso le Casse previdenziali private) mediante versamento del capitale imponibile, rateizzato in funzione del reddito. Accelerazione degli incarichi professionali e dei servizi d’ingegneria e architettura (SIA) mediante innalzamento della soglia di affidamento fiduciario da 40.000,00 a 80.000,00 mila euro senza necessità di verifica dei requisiti professionali.
Sospensione del codice dei contratti pubblici – conclude il presidente Macrì -, causa dei ritardi prodotti nel processo di realizzazione delle opere, a vantaggio di procedure semplificate che possano garantire meno discrezionalità nella valutazione delle offerte, velocizzazione degli investimenti, certezza degli affidamenti ed efficacia dell’azione amministrativa. Orientare tutte le procedure per conseguire qualità del progetto e meno ribassi economici causa di scarsa qualità delle opere”.