Guccione: la battaglia contro il Coronavirus si vince con la diagnostica a domicilio
“Finalmente arriva la delibera, numero 407 del 29 aprile 2020, del commissario straordinario dell’Asp di Cosenza Giuseppe Zuccatelli che istituisce undici Unità Speciali di Continuità Assistenziali (USCA), fino ad oggi costituite in poco più della metà delle regioni, con l’obiettivo di garantire l’assistenza a domicilio di persone affette da Covid-19 che non necessitano di trattamenti in ambito ospedaliero. È fondamentale infatti attuare una riorganizzazione territoriale del sistema sanitario: questa battaglia contro il Coronavirus si vince sui territori, con la diagnostica a domicilio e il contenimento immediato dei focolai evitando che i malati si aggravino e arrivino in ospedale”.
È quanto afferma il consigliere regionale del Partito Democratico Carlo Guccione.
Sono undici le USCA attivate dall’Asp di Cosenza e individuate nei Comuni di Cosenza e Mendicino; Rende Università e Acri; San Lucido e Scalea; Castrovillari e San Marco Argentano; Cassano allo Ionio e San Demetrio Corone; Cariati. Sono rivolte a pazienti sospetti Covid-19, affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero e domiciliati nel territorio di competenza dell’USCA, dimessi dall’ospedale per Covid-19 che presentano particolari necessità.
“Potenziare i servizi territoriali e prevedere ospedali dedicati solo a pazienti Covid-19: questa è la strada da percorrere. La Calabria è ancora molto indietro nell’affrontare il contrasto alla pandemia – dichiara Carlo Guccione -. Qui persiste ancora troppa confusione e anarchia nella catena di comando tra Regione, Ufficio del commissario, Asp e Aziende Ospedaliere. Bisogna individuare ospedali Covid-19 per non ripetere gli errori fatti nei mesi scorsi da alcune regioni del Nord che si sono trovati a gestire ospedali misti e altamente rischiosi per la salute dei cittadini e che hanno di fatto aumentato i contagi. Adesso non dobbiamo commettere errori.
La fase 2 è estremamente delicata e deve essere correlata da accurati protocolli di sicurezza. Ora abbiamo un’arma in più: sappiamo come dobbiamo comportarci per evitare di essere infettati e bisogna puntare sulla rapidità, soprattutto nelle regioni colpite in maniera minore dalla diffusione del virus. Le Usca servono proprio per intervenire sui territori e per assicurare la migliore assistenza ai soggetti positivi, ma asintomatici, o per monitorare i pazienti con specifica sintomatologia per la gestione del decorso clinico, assicurando ogni intervento terapeutico a domicilio, evitando l’eventuale ricovero in ambito ospedaliero.
Va immediatamente potenziato il sistema di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) – afferma il consigliere Guccione - in particolare per i pazienti fragili che hanno patologie croniche e che rischiano, in caso di contagio, importanti ripercussioni sullo stato di salute.
Per il funzionamento delle Usca è prevista una manifestazione di interesse per l’assunzione di medici, infermieri e Oss ed è stato predisposto l’acquisto di farmaci, dispositivi, dotazioni strumentali e attrezzature necessarie all’attività senza ovviamente dimenticare il rispetto dei protocolli di sicurezza sia per i pazienti che per il personale.
L’altra battaglia da portare avanti deve essere quella dei tamponi: sono ancora troppo pochi quelli che vengono effettuati in Calabria. Ed è proprio nelle regioni dove la curva dei contagi è inferiore che bisognerebbe intervenire con una politica di tamponi, mirati a rilevare soprattutto le persone asintomatiche.
Il Coronavirus non è ancora sconfitto – conclude Carlo Guccione - ed è sbagliato dare l’impressione di aver abbassato la guardia. Anche la cosiddetta fase due dovrà avvenire in maniera graduale, ponendo attenzione ai protocolli di sicurezza da dover rispettare in maniera accurata prima delle varie riaperture. Bisogna garantire la massima sicurezza ai cittadini e a tutti i dipendenti che in questi giorni torneranno al lavoro. Nel contempo bisogna con immediatezza individuare gli ospedali dedicati solo a pazienti Covid-19 e va predisposta una efficiente rete domiciliare sanitaria in grado di evitare che gli ospedali diventino essi stessi focolai di contagio”.