Rete solidale Rende si allarga ai detenuti del carcere: pasti per i più bisognosi
“Vedere orizzonti dove vengono segnati confini, in un momento storico che ci richiede di ripensare a noi stessi e superare quello che ci rende distanti dal rimanere umani è ciò che muove il nostro welfare resiliente”: il sindaco di Rende Marcello Manna ha spiegato così lo spirito dell’ultima delle iniziative che la sua amministrazione ha messo in moto all’indomani dello scoppio della pandemia a sostegno delle famiglie più bisognose.
In collaborazione con la casa circondariale “Sergio Cosmai”, la Terra di Piero e l’IIS “Cosentino-Todaro”, il comune dell’oltre Campagnano promuove “CuciniAmo” progetto che coinvolgerà alcuni dei detenuti nella preparazione dei pasti da destinare alle persone in difficoltà.
Da lunedì al sabato i fornelli della cucina all’interno delle carceri cosentine ritorneranno ad accendersi alimentando la rete solidale che “sinora ha raggiunto più di seicento persone con generi di prima necessità e pasti”, ha dichiarato l’assessore alle politiche sociali Annamaria Artese che ha aggiunto come: “le scelte di vita possono essere messe in discussione solo se prima si è compreso come si è vissuto ed essere quindi trasformate in azioni reali nella vita fuori dal carcere. Questa iniziativa dimostra come, nonostante la situazione detentiva, queste persone dimostrino vicinanza a chi soffre”.
“Gli studenti iscritti alle cinque classi della sezione carceraria dell’istituto alberghiero rendese a turno prepareranno il pranzo seguendo il menù dei docenti Marigliano e Caloprese che hanno realizzato, per l’occasione, un ricettario con il procedimento dei pasti. I ragazzi sono particolarmente motivati perché è emersa la volontà di aiutare chi adesso si trova in difficoltà” ha affermato la dirigente dell’istituto alberghiero Tina Nicoletti.
Ma a cucinare saranno idealmente tutti i detenuti che, proprio nei giorni scorsi hanno scritto una lettera di ringraziamento alle ragazze e ai ragazzi che ogni giorno operano: “per gli ultimi e i bisognosi”.
“Abbiamo creduto molto in questa iniziativa – ha affermato Francesco Chiarello, chef e a capo della squadra di volontari che prepara i pasti per tutta l’area urbana- perché in questo percorso di riabilitazione il fattore umano e sociale deve essere sempre garantito”.
“Siamo certi –ha sottolineato la direttrice del carcere Maria Luisa Mendicino- che sentirsi di nuovo utili per la società è processo fondamentale. Per questo è importante che negli istituti penitenziari venga offerta la possibilità di professionalizzarsi, imparare un mestiere, studiare, in modo che chi sconta la pena possa strutturare la fiducia in sé stesso, negli altri, nelle istituzioni e nello Stato”.