Blitz dell’Interpol: riportati in Italia 8 latitanti: tra loro imprenditore che investì in Calabria
Si sarebbe dovuta concludere a marzo l’operazione Open World che, coordinata dallo Scip, il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia, ha riportato in Italia otto latitanti accusati di diversi reati.
Ma a causa dell’emergenza coronavirus il blitz era stato rimandato, e questa mattina otto persone sono rientrate in Italia da Santo Domingo.
I latitanti - sette uomini e una donna, con alle spalle diverse storie criminali - devono scontare pene per reati che vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso alle truffe agli anziani, dal traffico internazionale di droga alla bancarotta fraudolenta, con pene che oscillano dai circa 4 anni agli oltre 13 di reclusione.
Il loro arresto è avvenuto dopo mesi d'indagine congiunta tra la sezione italiana e quella di Santo Domingo dell'Interpol.
L'operazione di scorta a bordo dell'aereo ha rappresentato anche il primo banco di prova dell'abbinamento delle esigenze operative con le cautele sanitarie: la scorta ha attuato infatti un protocollo di autotutela e di garanzia per l'attraversamento delle frontiere. Il governo dominicano ha autorizzato l'ingresso con deroga al coprifuoco.
Tra i latitanti c’è anche Oliviero Zilio, 67 anni padovano, noto imprenditore edile del Nord est, condannato ad oltre 4 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e reati finanziari (provvedimento del Tribunale di Catanzaro, in carico alla Squadra mobile di Padova).
Ex vice presidente del Padova Calcio, è noto alle cronache per una vicenda che lo vedrebbe aver distolto dalle sue società immobiliari 2 milioni e 400 mila euro; in Italia con le sue società di costruzione ha edificato un polo turistico a Davoli, in provincia di Catanzaro, mentre nella Repubblica Dominicana ha costruito un resort a circa 60 km da Santo Domingo, dove viveva e dove è stato fermato.
La maxi operazione si è conclusa dopo mesi di indagini e attività congiunta dell’Interpol dei due Paesi. Tra gli altri nomi emerge quello dell’unica donna: Teresa Amante, 57 anni di origini siciliane, condannata in sette procedimenti in diversi posti d’Italia (Genova, Roma, Palermo, Rapallo, Albenga) per reati di truffa aggravata, estorsione e furto e per oltre 13 anni di reclusione: provvedimento in carico alla Squadra mobile di Genova.
La stessa viene definita dagli investigatori come “camaleontica e spregiudicata, esperta nel furto di gioielli e soprattutto nel raggirare anziane vittime”, donne per lo più ultra 80enni, in qualche caso con deficit fisici o cognitivi, che avrebbe derubato dei risparmi di un’intera vita.
È stata rintracciata dal personale dello SCIP e dall’Interpol dominicano in un residence riservato, a 150 km dalla capitale, dove conduceva una vita in vacanza. Era in possesso di documenti intestati ad un’altra italiana, altro espediente utile a rimanere nascosta.
Poi, Salvatore Vittorio, 55 anni napoletano, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli – in carico al Reparto Anticrimine del ROS dell’Arma dei Carabinieri di Napoli - per reati gravissimi come l’associazione a delinquere di tipo mafioso e il riciclaggio, è considerato legato al clan camorristico “Contini” e ricercato a livello internazionale.
Il clan ha trasferito nel territorio della Repubblica Dominicana ingenti somme di denaro, di chiara provenienza illecita, che Vittorio e suo fratello Raffaele, avrebbero avuto il compito di riciclare in attività imprenditoriali locali.
Il latitante è stato fermato a Santiago de Los Caballeros (a circa 150 km dalla capitale) mentre usciva dalla propria abitazione per portare i figli a scuola.
Luca Finocchiaro, 43enne di Latina, ricercato per un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Roma, in carico alla Guardia di Finanza di Fiumicino, è invece ritenuto a capo di un’organizzazione criminale dedita all’importazione in Italia di ingenti quantitativi di cocaina, grazie ad una presunta rete di relazioni con personale in servizio presso l’aeroporto di partenza dominicano e la disponibilità di corrieri italiani.
Nei suoi confronti vi era una red notice nelle banche dati Interpol che lo segnalava come ricercato a livello internazionale per reati connessi al traffico di stupefacenti.
Nella Repubblica Dominicana gestiva un ristorante, La pesca de Oro, sempre a Santo Domingo, ed era fidanzato con un donna del posto, mentre in Italia vive una figlia avuta da una precedente relazione sempre con una donna dominicana.
Luigi Capretto, 50 anni napoletano, è stato invece fermato su mandato di cattura in ambito nazionale e condannato dalla Procura di Arezzo ad oltre 8 anni di reclusione: anche lui per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti, con provvedimenti in carico ai Carabinieri di San Giovanni Valdarno.
Viveva a Santo Domingo, perfettamente integrato nella realtà locale, sposato e padre di una bimba di 13 anni, mentre in Italia vivono alti tre figli avuti con un’altra donna dominicana.
Salvatore Galluccio, 52 anni partenopeo, ricercato in ambito nazionale, deve scontare invece oltre 6 anni di reclusione per i reati di contraffazione, ricettazione, traffico di stupefacenti: condannato dal Tribunale di Napoli, con provvedimento in carico al Commissariato di P.S. Carlo Arena della Questura di Napoli.
Sergio Cerioni, 64 anni marchigiano, ricercato solo in ambito nazionale, deve scontare circa 4 anni di reclusione per associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti con provvedimento emesso dalla Corte d’appello di Ancona. È stato rintracciato a Santo Domingo, dove si era sposato con una donna dominicana e gestiva un ristorante.
Alessandro Levi, 63 anni originario di Brescia, condannato dal Tribunale di Brescia, con provvedimento in carico alla locale Squadra mobile, per il reato di bancarotta fraudolenta, deve scontare 6 anni di reclusione.
Viveva ormai da tempo nella Repubblica Dominicana, perfettamente integrato nella realtà locale, possedeva una jeep e una moto e, in base alle informazioni acquisite, era in procinto di aprire una rivendita di liquori.