Giovane ucciso a Catanzaro. A maggio il processo d’appello

Catanzaro Cronaca

Sarà scritto a maggio il secondo capitolo giudiziario relativo all'omicidio di Francesco Pavone, catanzarese di 34 anni strangolato la sera di domenica 25 ottobre 2009 nella sua casa in localita' Santa Domenica, a Catanzaro. La parola passa alla Corte d'appello del capoluogo calabrese - il processo e' fissato per il 24 maggio - davanti alla quale e' stata impugnata la sentenza di primo grado con cui, il 27 luglio scorso, il presunto assassino, Valdir Scalzo, 27 anni, di origini Brasiliane ma da sempre residente in Calabria, e' stato condannato a sedici anni di reclusione. Questa la pronuncia del giudice dell'udienza preliminare Tiziana Macri' che, al termine del giudizio abbreviato - che e' valso a Scalzo lo sconto di pena di un terzo - ha ritenuto il giovane imputato colpevole di omicidio volontario aggravato dalle sevizie e furto, ritenendo le aggravanti delle sevizie e della recidiva relativa all'accusa di furto equivalenti all'attenuante dell'aver agito in stato d'ira, in cui l'imputato si sarebbe venuto a trovare a seguito dei pesanti approcci sessuali della vittima nei suoi confronti. Avevano chiesto di dichiarare l'imputato colpevole anche gli avvocati Stefano Nimpo e Cinzia Vono, che rappresentano i familiari della vittima costituiti parte civile. L'avvocato Carlo Petitto, difensore di Scalzo, aveva invece articolato la propria arringa partendo da una consulenza psichiatrica di parte in cui si concludeva per una parziale incapacita' dell'imputato al momento del fatto, basata su un suo "disturbo post traumatico da stress", chiedendo una condanna al minimo della pena, il mancato riconoscimento dell'aggravante delle sevizie, ed il riconoscimento delle attenuanti generiche per via della confessione che il giovane fece, e dell'aver agito in stato d'ira per fatto ingiusto altrui. Scalzo si trova ristretto in custodia cautelare dal giorno seguente al delitto. A quanto spiegato dall'avvocato del giovane imputato, dopo la morte di Pavone il 27enne, in forte stato confusionale, anche perche' non dormiva da giorni ed assumeva massicce dosi di cocaina ed alcol, avrebbe girato a lungo a bordo della minicar sottratta alla vittima, poi si sarebbe sentito male, tant'e' che i sanitari del Suem intervenuti lo trovarono svenuto, la sera di lunedi', e lo portarono in ospedale, dove fu accertata l'intossicazione da alcol. Scalzo, sempre secondo la versione della difesa, non volle essere ricoverato e lascio' il nosocomio, dirigendosi poi al Sert dove chiese aiuto e disse di aver commesso un fatto molto grave, chiedendo di avvertire la Polizia, cui infine si consegno' confessando pienamente il delitto. Un racconto che l'indagato ha poi ripetuto nell'aula del giudice per le indagini preliminari, dove ha spiegato di aver ucciso Pavone non sopportando i tentativi insistenti di quest'ultimo di avere un rapporto sessuale con lui. Tanto il gip che il tribunale del riesame, comunque, hanno confermato per Scalzo la custodia cautelare in carcere.