Jacurso: l’Associazione Culturale MigrAzione alla giornata senza immigrati

Catanzaro Attualità

Anche quest’anno l’Associazione Culturale MigrAzione si vestirà di giallo per partecipare alla manifestazione del 1 marzo dedicata alla lotta per i diritti degli immigrati. Mai come in questa fase storica, alla luce delle recenti rivolte nel Maghreb, è necessaria una politica di sostegno umanitario e di accoglienza che non si traduca in misure disumane di contenimento, espulsione e smistamento. Attraverso la nostra presenza intendiamo chiedere ai rappresentanti del governo di porre fine al razzismo istituzionalizzato, alle politiche di esclusione, allo sfruttamento del lavoro e alle violazioni dei diritti umani. Ancora una volta vogliamo dire no alle leggi in materia d’immigrazione, chiedendo l’abrogazione della legge Bossi-Fini e del “contratto di soggiorno di lavoro” che ricattano i lavoratori migranti. A nostro avviso, - si legge in una nota dell'associazione - l’Unione europea, l’Italia e gli altri singoli Stati membri che si affacciano sul Mediterraneo, devono farsi carico dell’emergenza immigrazione e promuovere riforme politiche sostanziali volte alla creazione di una società più equa. Un’Europa e un’Italia che siano capaci di riaffermare il diritto alla vita contro la morte, il diritto di scelta contro la clandestinità forzata, il diritto di voto e di cittadinanza, il diritto allo studio fuori dalla privatizzazione del sapere, il diritto al lavoro e non allo sfruttamento. Per una semplice ragione: perché il diritto alla libertà, al rispetto dei diritti civili e la fame di futuro sono diritti inalienabili ed universali.

Il 1° marzo sarà l’occasione per ricordare Marcus, lavoratore gambiano morto a novembre scorso in seguito ad una polmonite causata dalle estreme condizioni in cui viveva nelle campagne della piana di Gioia Tauro, le stesse in cui vivono ancora oggi i nostri fratelli africani a Rosarno. Allo stesso tempo, non possiamo voltare lo sguardo davanti alla grande voglia di democrazia e determinazione dimostrataci dai fratelli egiziani, tunisini e libici che hanno affermato con grande coraggio di voler sovvertire i regimi autoritari che li governano. Hanno molto semplicemente difeso il proprio diritto alla vita e l’indisponibilità a dover migrare forzatamente, scegliendo invece dove abitare e cambiare la propria condizione nel rispetto dell’autodeterminazione dei popoli.