La droga la spacciava da casa ed era pure ai domiciliari: finisce in carcere insieme al “cavallo”
Nonostante fosse già ai domiciliari non avrebbe interrotto la sua attività di spaccio ma anzi, ed avvalendosi dell’aiuto di un’altra persona, avrebbe continuato a vendere la droga sia in casa che fuori.
A questa conclusioni sono giunti i finanzieri reggini che ritengono di aver inflitto un ennesimo duro colpo alla “narco-criminalità” infestante il versante jonico della provincia dello Stretto.
L’indagine, chiamata in codice “Home Sales”, è stata condotta dai militari del Gruppo di Locri e si è conclusa l’arresto di due persone del posto, per le quali si sono spalancate le porte del carcere: si tratta in particolare di un 48enne (T.L.) ed un 47enne (L.R.), accusati ora di cessione e detenzione ai fini dello spaccio di stupefacenti.
L’ordinanza è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale locale su proposta della Procura della Repubblica.
Proprio il 48enne, come accennavamo, era già ai domiciliari e sempre per reati di droga ma secondo gli investigatori tra le mura domestiche avrebbe continuato un’intensa attività di spaccio, ricevendovi “clienti” ma anche utilizzando un altro soggetto come cosiddetto “cavallo”, ovvero piccolo spacciatore di strada.
Le investigazioni hanno portato infatti a registrare più di 30 diverse cessioni di stupefacente, in alcuni casi anche con riscontri materiali nei confronti di consumatori finali.
Nell’abitazione dell’uomo, poi, è stata notata la particolare frequenza di un’altra persona elemento che ha fatto ipotizzare agli inquirenti che quest’ultimo potesse servire per estendere l’ampiezza del traffico illecito.
Una ricostruzione che avrebbe trovato conferma nel sequestro di due involucri di cocaina (in totale circa 5,6 grammi) e di una somma 735 euro in banconote di diverso taglio, che le fiamme gialle hanno sequestrato al 47enne mentre cedeva della droga ad un consumatore.
Analizzato l’intero scenario delineatosi nel corso delle investigazioni, la Procura - condividendo il quadro indiziario proposto dai militari - ha richiesto ed ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari l’applicazione della massima misura restrittiva della libertà personale nei confronti di entrambi gli indagati.