Dalla droga alle infiltrazioni: sgominata cosca a Cuneo, indagati carabinieri e poliziotti penitenziari
Che la ‘ndrangheta abbia ormai piantato le sue radici nel nord del Paese è cosa risaputa, che lo abbia fatto anche in Piemonte e già appurato, e con l’operazione di oggi, condotta dalla polizia torinese, si aggiunge anche un altro tassello, quello della presenza della criminalità calabrese nella zona di Cuneo.
In particolare a Bra, dove una cosca sarebbe stata presente almeno da cinque anni, ovvero dal 2015. Questo quanto emerge da dall’inchiesta portata oggi a termine dalla la squadra mobile di Torino e dal nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Cuneo.
Le accuse contestate sono di associazione di stampo mafioso, traffico di stupefacenti e altri reati connessi alle infiltrazioni ‘ndranghetiste in entrambe le province piemontesi.
Secondo le indagini, e come dicevamo, la cosca aveva appunto la sua sede a Bra, nel cuneese, ed a capo vi sarebbero stati due fratelli calabresi, Salvatore e Vincenzo Luppino, originari di Sant’Eufemia d’Aspromonte.
Il primo in particolare era già finito in arresto nel 2003 nell’ambito di un’altra operazione contro la ‘ndrangheta. Rinchiuso nel carcere di Saluzzo si ritiene che grazie alla compiacenza di due agenti della polizia penitenziaria, che sono ora indagati a piede libero, abbia usufruito di alcuni vantaggi, tra cui dei permessi premio, del materiale vietato all’interno del penitenziario e dal cui interno sarebbe riuscito finanche a mantenere contatti con l’esterno.
L’ipotesi degli investigatori è che Salvatore Luppino avesse avuto dei contatti con un esponente della pubblica amministrazione di Bra: durante un permesso premio avrebbe chiesto e ottenuto un lavoro per poter accedere a misure alternative alla detenzione e promettendo in cambio di poter influenzare le elezioni.
Nell’inchiesta, poi, sono finiti indagati anche tre appartenenti alle forze dell’ordine, in particolare altrettanti carabinieri, due dei quali in servizio sempre a Bra e uno a Villa San Giovanni, nel reggino, accusati favoreggiamento personale e rivelazioni di segreti d’ufficio. Quanto al reggino risulta coinvolto anche un avvocato del foro di Palmi.
Tra gli arrestati infine un italiano residente di Nichelino, che gli inquirenti considerano come “organico” alla cosca per quanto riguarda il traffico di droga.