Riciclaggio per la cosca: confiscati definitivamente i beni a commercialista torinese
Diviene definitiva la confisca di beni, per il valore di oltre 4 milioni di euro, riconducibili ad un noto commercialista di Torino, Giuseppe Pontoriero (78 anni), finito al centro di un’inchiesta, l’operazione Pioneer, e ritenuto, come professionista, vicino alle cosche della ‘ndrangheta del torinese, in particolare gli Spagnolo di Ciminà.
La Corte di Cassazione ha dichiarato infatti inammissibili i ricorsi presentati dallo stesso e dai suoi familiari contro l’applicazione della Sorveglianza Speciale per quattro anni e la stessa confisca (QUI), decise da due diversi decreti emessi dal Tribunale e dalla Corte d’Appello di Torino.
La misura a suo carico era stata presentata che la Direzione Investigativa Antimafia aveva svolto delle indagini patrimoniali a suo carico, i cui esiti erano poi confluiti in una proposta a firma congiunta del Direttore della Dia e del Procuratore della Repubblica del capoluogo piemontese.
Il commercialista era stato arrestato insieme a due presunti esponenti di spicco della cosca Spagnolo, attiva in Piemonte, proprio nel corso dell’operazione Pioneer.
L’ipotesi degli inquirenti è che creasse ed utilizzasse dei sistemi di interposizione fittizia nella proprietà di beni ed imprese, tanto a favore di esponenti di clan mafiosi che a beneficio proprio.
Inoltre, si ritiene organizzasse dei sistemi per commettere reati tributari, come l’emissione o l’annotazione di fatture per operazioni inesistenti tra società collegate.
Tra i beni che finiscono quindi e definitivamente nel patrimonio dello Stato vi sono i compendi di due aziende in provincia di Torino e Lecce, quote societarie di diverse società, nove rapporti finanziari, trentasei beni immobili nelle province di Torino, Aosta, Savona, Vibo Valentia e Lecce e beni immobili registrati.