Scovate altre due piantagioni: sequestrata mezza tonnellata di marijuana, 4 arresti
Altre due piantagioni di marijuana, le ennesime, quelle scoperte in un solo giorno, una a Rosarno e l’altra a San Ferdinando, nel reggino, dove sono scattate le manette anche per quattro presunti trafficanti.
La prima, scovata grazie ad un servizio di osservazione avviato alle prime luci dell’alba, era situata in un giardino nel pieno centro cittadino di Rosarno, ed era composta da circa 100 piante di marijuana dell’altezza media di 80cm ed in pieno stato vegetativo.
La coltivazione, all’interno della quale era possibile accedere solo seguendo un percorso obbligato attraverso un foro ricavato in una recinzione, nascosta da una fitta vegetazione, era irrigata manualmente dal gestore del terreno, Raffaele Cambria, un 29enne del posto già con precedenti per traffico di droga.
Il suo arresto è scattato proprio grazie all’intervento tempestivo dei militari, insospettitisi dai movimenti dell’uomo che, scavalcando la ringhiera del suo balcone e passando attraverso il foro nella recinzione, accedeva alla piantagione, dove c’erano anche tutti gli attrezzi utili per l’irrigazione e la coltivazione.
Le piante sono state campionate e sequestrate per essere successivamente trasmesse al Ris di Messina per le analisi tossicologiche del caso. La droga, una volta raccolta ed essiccata, secondo gli investigatori avrebbe consentito di ricavare circa 5 kg di marijuana per un guadagno stimato in oltre 3 mila euro.
Il 29enne, quindi, è finito ai domiciliari, così come disposto dall’Autorità Giudiziaria di Palmi, in attesa dell’udienza di convalida di fronte al Gip, avvenuta lo scorso 29 giugno, e all’esito della quale è stata confermata la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell’uomo che dovrà rispondere del reato di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope.
A distanza di poche ore dal primo rinvenimento, poi, nelle campagne di San Ferdinando, in particolare in Contrada Ferraro, i militari dello Squadrone Cacciatori hanno confermato una segnalazione arrivata dei colleghi del Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia. Durante un sorvolo avvenuto il precedente 20 giugno il velivolo aveva individuato la presenza di una possibile piantagione, ben nascosta all’interno di un fondo agricolo in disuso.
Il sopralluogo sul sito ha così permesso ai carabinieri di appurare la presenza, in un terreno di un chilometro quadrato, di una vasta coltivazione, composta da circa 1.500 piante di marijuana del tipo “olandese nana”, dell’altezza media di un metro ed anch’esse circa in pieno stato vegetativo.
Il campo in esame era ben nascosto da un folto muro naturale composto da alte canne e rovi, accessibile attraverso un unico e stretto cunicolo ricavato tra la vegetazione e protetto da un sistema di video-sorveglianza ricaricato ad energia solare, in grado di registrare e mandare segnali di allarme in caso di movimenti sospetti da parte delle Forze dell’Ordine.
Lo stupefacente era alimentato grazie alle acque del fiume Mesima, che scorreva nei pressi nel fondo, mediante un ingegnoso sistema di irrigazione: le acque venivano convogliate in fusti ed attraverso un sistema di tubi, arrivavano direttamente sul campo con un meccanismo di caduta a goccia, che permetteva di mantenere sempre irrorato lo stupefacente.
Immediata è stata la reazione dei Cacciatori di Calabria, dei militari della Stazione di San Ferdinando e della Tenenza di Rosarno, che hanno colto in flagrante tre persone all’interno del campo, proprio mentre avviavano la raccolta dello stupefacente, tagliando le cime delle piante e riempiendo diversi sacchi del peso complessivo di circa 30 kg.
Nonostante un maldestro tentativo di fuga di uno di essi, gli uomini, tutti residenti a Rosarno (Francesco Pronestì, 66enne già con pregiudizi penali per droga; Francesco D’Agostino, 61enne anch’egli con precedenti per stupefacenti; e G.S.C., 23enne incensurato) sono stati arrestati e portanti nella Casa Circondariale di Palmi.
Dopo l’udienza di convalida dinanzi al Gip, avvenuta lo scorso 29 Giugno, il giudice ha disposto i domiciliari per D’Agostino Francesco, mentre altri due è stata confermata la detenzione in carcere: dovranno rispondere anche loro del reato di produzione, traffico e detenzione illeciti di stupefacenti, in concorso.
La rivendita al dettaglio dello stupefacente, una volta trattato ed essiccato, avrebbe fruttato circa 800mila euro, per un quantitativo totale di merce pari a mezza tonnellata.