Fisascat Cisl: «Operatori sanità privata come invisibili. Regione apra gli occhi»
«Sono stati in prima linea contro il Coronavirus alla pari di chi era in ospedale, lavoratrici e lavoratori in trincea che spesso non hanno potuto evitare il contagio, eppure vengono trattati dalla Regione come professionisti di serie B, se non addirittura come invisibili».
Sono i lavoratori della Rsa e della Case di Riposo private calabresi per i quali la Fisascat Cisl chiede attenzione e dignità. In particolare, il segretario regionale FISASCAT Cisl Fortunato Lo Papa, chiede che la Regione convochi le parti per discutere del riconoscimento economico del personale che ha fronteggiato una situazione inaspettata e decisamente superiore al lavoro ordinario.
«Hanno anche loro lottato contro un nemico invisibile che hanno rischiato di portare a casa. Hanno continuato a lavorare quotidianamente, ad accudire i più fragili che in questo caso erano anche i più vulnerabili al virus. Per loro nessuno smart working o pc dietro cui trincerarsi» afferma Lo Papa, che ricorda come sia il sistema sanitario nell’insieme ad avere permesso che il Covid non mietesse le stesse vittime della Lombardia.
«Senza dimenticare il fatto che spesso - aggiunge il segretario - la carenza di dpi nella fase iniziale li ha costretti a lavorare senza protezioni adeguate, in luoghi a rischio e ad alta frequentazione». «E’ legittimo – conclude Lo Papa - che al pari della sanità pubblica per loro ci sia un riconoscimento del sacrificio e della dedizione dimostrata. Così come è anche opportuno verificare che la Regione effettui le dovute verifiche sul rispetto dei requisiti per gli accreditamenti».
«Rafforzare il sistema di accreditamento significa - spiega ancora Lo Papa – garantire maggiore protezione agli ospiti, introducendo nuove azioni e misure di prevenzione e sorveglianza sanitaria, indispensabili per scongiurare in futuro contagi e infezioni tra le persone più fragili».
«Applicare contratti di lavoro firmati con associazioni sindacali non rappresentative – incalza il segretario regionale – serve spesso solo ad abbassare i costi del lavoro e a comprimere le condizioni dei lavoratori. Un comportamento che non può essere avallato o consentito e che porta al ribasso i trattamenti dei lavoratori del settore socio-sanitario, senza garantire migliore qualità assistenziale agli ospiti».