“L’immortale” del regista Marco D’amore al Magna Graecia Film Festival
Il Magna Graecia Film Festival, la kermesse cinematografica ideata e diretta da Gianvito Casadonte, continua a stupire. La terza serata della diciassettesima edizione, condotta da Carolina Di Domenico, ha riservato ampio spazio ai talenti made in Calabria. In apertura il comico Enzo Colacino ha portato Giangurgolo, la maschera catanzarese, sul palco del Magna Graecia Film Festival intrattenendo e divertendo il pubblico presente. Successivamente è stata la volta di Ivan Comi che ha presentato il documentario “La magia dei cristalli”, un viaggio magico, interiore e onirico seguendo la luce dei fari della Calabria guidato dalla purezza e dall’innocenza dello sguardo dei bambini.
Come ogni sera, il Magna Graecia Film Festival ha proposto anche un momento musicale ricercato ed esclusivo con l’esibizione di Paola Iezzi sulle note del suo ultimo brano ‘Mon amour’, canzone pop che racconta il mondo contemporaneo. Alla cantautrice è stata consegnata una prestigiosa targa per l’ impegno nel settore musicale.
Grande protagonista della terza serata è stato l’attore e regista Marco D’Amore in concorso al Mgff con il film ‘L’Immortale’. Ispirato al personaggio di Ciro di Marzio della serie tv Gomorra, è il primo progetto che segna il punto di incontro tra cinema e TV. Un film basato sulla cross-medialità che rappresenta un ponte di collegamento tra la quarta e la quinta stagione della serie. La pellicola racconta la storia di Ciro Di Marzio, i ricordi di una vita, le reminiscenze sin troppo vivide di una formazione criminale che lo hanno portato a diventare l'Immortale.
La proiezione è stata preceduta da un toccante video messaggio del magistrato Catello Maresca che da anni lotta contra la camorra. Maresca ha esortato i giovani alla legalità ricordando Falcone e Borsellino e ringraziando tutti coloro che nel quotidiano contrastano la criminalità organizzata.
La serata si è conclusa con il consueto dibattito post proiezione, moderato dal giornalista e critico cinematografico Antonio Capellupo, durante il quale Marco D’Amore ha raccontato il lavoro attraverso il quale ha scavato a fondo nel passato e nella psicologia di Ciro.