Lavia (Cisl) sostiene candidatura Sibari a Patrimonio Unesco
«La proposta di candidare Sibari a Patrimonio dell’Unesco lanciata dal Sindaco di Cassano, sottoscritta dal Presidente Santelli e da tanti in queste ore, è giusta e condivisibile e come tale trova il pieno sostegno della Cisl», dichiara Giuseppe Lavia, Segretario generale dell’UST Cisl Cosenza.
«Sibari – prosegue – è il vero marcatore identitario di un territorio che è stato culla di civiltà e simbolo di ricchezza. Un territorio che ha nel Parco Archeologico e nel Museo Archeologico due attrattori di una potenza formidabile, purtroppo non dispiegata. Ci auguriamo che il riconoscimento di Sibari Patrimonio Unesco possa rafforzare l’attenzione verso questa zona straordinaria, aprendo una nuova grande stagione di scavi anche attraverso l’utilizzo delle risorse previste dal Recovery Fund.
Si tratta, infatti, di un territorio che, pur vantando una storia di grandezza, oggi è avvitato su se stesso, stretto in una morsa dalla criminalità che ne frena le enormi potenzialità, sempre in attesa di investimenti infrastrutturali sulla mobilità che tardano e pronto a stappare lo champagne per una coppia di Freccia Argento, in attesa di un’elettrificazione che possa consentire di dire addio alle littorine e ai Borboni.
Un territorio, quello della Sibaritide, in cui si concentrano già ora, nei soli due comuni di Cassano e Corigliano Rossano, oltre 27.000 posti letto, il 15% circa del totale regionale, ma con un indice di utilizzazione lorda che si ferma al 10%, esattamente la metà di quello di Tropea.
La Cisl sostiene, dunque, con convinzione la candidatura di Sibari Patrimonio dell’Unesco, con l’auspicio che il settore turistico territoriale possa trarne benefici in termini di presenze e di destagionalizzazione dei flussi, consentendo agli operatori del comparto di lavorare per più mesi e soprattutto di ricevere un salario equo e dignitoso che oggi in troppi casi resta un miraggio. E con l’auspicio – conclude Lavia – che, esaurita la stagione del declino, simboleggiata dal fango che sommerse il Parco Archeologico, possa aprirsene una di luce e rinascita».