Effetto coronavirus, in Calabria a rischio 29 mila posti di lavoro
A rischio 29mila posti di lavoro in Calabria per effetto del Covid. È quanto emerge nel rapporto “Osservitalia 2020” sulla condizione economico-finanziaria delle Piccole e Medie Imprese (PMI) Italiane redatto da Cerved, come riporta Open Calabria.
L’analisi, condotta su 158 mila piccole e medie imprese italiane, di cui circa 132 mila piccole imprese e 26 mila medie imprese, simula le possibili variazioni del mercato occupazionale in base a due scenari. In caso di secondo lockdown, in base alle simulazioni di Cerved, i ricavi delle PMI italiani potrebbero diminuire in termini reali di 16,3 punti percentuali (mentre la riduzione sarebbe di 11 punti percentuali nello scenario di riferimento), il valore aggiunto di 26,7 punti (-14,2%) e il rapporto tra oneri finanziari e Mol potrebbe salire al 16,9% (15,5%).
“Il Covid-19 – come si legge nel rapporto – ha praticamente azzerato la nascita di nuove imprese nel mese di aprile e la natalità di start-up è diminuita soprattutto nei settori maggiormente colpiti dalla crisi, mentre è aumentata nei settori funzionali alla filiera della sanità”.
Ma pur in presenza di generalizzati effetti negativi, Cerved indica che la maggior parte delle PMI chiuderà il 2020 almeno in pareggio. Tuttavia, gli impatti negativi della pandemia sono concentrati nei settori più colpiti dall’emergenza sanitaria, tra cui la ristorazione, la moda, il turismo. Il fatturato del settore alberghiero crolla del 47% rispetto al 2019, -51,3% quello delle agenzie di viaggi e tour operator, -40% nel fatturato del settore fiere e dei convegni.
Secondo le analisi, il calo occupazionale maggiore riguarderà principalmente le regioni del Sud e dell’Italia centrale. Il Mezzogiorno sconta una maggiore fragilità del tessuto produttivo, con un maggiore impatto di default aziendali e una specializzazione in filiere come quella turistica, che richiederà una quota più alta di licenziamenti per mantenere una scala sostenibile.
In base alle simulazioni Cerved, per effetto del Covid nel Mezzogiorno gli organici aziendali si ridurranno di 184 mila unità, pari all’8,9% dei 2 milioni di lavoratori impiegati nelle imprese oggetto di analisi alla fine del 2019. Nello scenario più severo, questo valore aumenterebbe a 255 mila (il 12,4%) di occupati nelle imprese del Sud. A livello di singole regioni, la perdita di occupati supererebbe sempre la media nazionale, con percentuali elevate in Sicilia (9,3% e 12,4%), Abruzzo e in Sardegna (9% e 12,3%).
E se in Calabria le società di capitale a rischio fallimento a causa del Covid-19 sono circa 24 mila, la pandemia potrebbe causare una riduzione dell’organico di oltre 9 mila addetti. La proiezione sul totale tra società di capitale, imprese individuali e società di persone indica una riduzione di organico di circa 29 mila addetti (cioè il 9% rispetto agli occupati nel 2019 pari ad oltre 318 mila). Nell’ipotesi di uno scenario peggiore, le imprese calabresi potrebbero registrare una riduzione dell’organico di oltre 40 mila addetti (-12% rispetto agli addetti del 2019).
Tuttavia l’impatto potenziale del COVID-19 sui tassi di occupazione potrebbe essere più ridotto in Calabria, Molise e Sicilia che, però partono già da tassi di occupazione molto bassi. A causa del Covid19, il tasso di occupazione raggiungerebbe valori bassissimi in tutto il Mezzogiorno. In particolare, nella provincia di Crotone potrebbe essere pari al 27,7% (rispetto all’attuale 29,3%).