Economia. Bankitalia: la pandemia peggiora la “salute” già cagionevole della Calabria
La “salute” della Calabria - non solo sul lato prettamente sanitario ma certamente a causa delle pandemia - è sempre più cagionevole sul fronte economico.
Nella prima parte di quest’anno, l’economia regionale è stata difatti ed evidentemente interessata fortemente dagli effetti del Covid-19. In particolare, le misure di distanziamento e la chiusura parziale delle attività tra marzo e maggio, necessarie per contenere la diffusione del contagio, hanno avuto pesanti ricadute sulle attività produttive.
Una situazione fotografata dal report “Economie regionali - L’economia della Calabria - Aggiornamento congiunturale” della Banca d’Italia (QUI).
Una dettagliata analisi realizzata a novembre, in particolare, dalla Filiale di Catanzaro della Bdi con la collaborazione della filiale di Reggio Calabria.
Il tutto reso possibile anche col supporto dei dati forniti da operatori economici, istituzioni creditizie, associazioni di categoria e tutti gli altri organismi che hanno reso possibile la raccolta del materiale statistico e l’acquisizione delle informazioni richieste.
Il rapporto evidenzia dunque come la domanda di beni e servizi sia nettamente calata, anche a causa delle conseguenze della crisi su fiducia e dei redditi dei consumatori, a cui si è associato un aumento del risparmio precauzionale.
Con la fine del lockdown si è avviata una ripresa dell’attività, ma insufficiente tuttavia a compensare la forte caduta registrata nei mesi precedenti.
TRA INCERTEZZE E SHOCK FINANZARIO
L’operato di imprese e famiglie è rimasto ancora condizionato dall’incertezza legata al riacutizzarsi della pandemia e al collegato rischio di nuove ricadute economiche.
Le indagini della Bdi, quindi, segnalano una diminuzione significativa del fatturato delle imprese nei primi nove mesi dell’anno, risultata più intensa per il settore dei servizi privati.
Vi si è accompagnata una diffusa revisione al ribasso dei piani di investimento programmati per l’anno in corso. Il brusco calo delle vendite registrato nel lockdown ha sottoposto le aziende ad uno shock economico e finanziario rilevante.
Il report spiega come in concomitanza con il forte incremento del fabbisogno di liquidità, il credito alle imprese abbia accelerato, sostenuto dalle misure adottate dalla BCE e dal Governo, con particolare riguardo in quest’ultimo caso alle moratorie e al credito assistito dalle garanzie pubbliche.
La crescita dei prestiti registrata a giugno ha riguardato con maggiore intensità le imprese di piccole dimensioni e quelle operanti nel settore dei servizi.
IL TERMOMETRO DEL LAVORO
Evidentemente anche il mercato del lavoro calabrese ha risentito rapidamente delle ripercussioni dell’emergenza Covid-19. Nel primo semestre del 2020 l’occupazione si è ridotta significativamente rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, soprattutto tra gli autonomi e i lavoratori dipendenti a termine, mentre il calo del lavoro dipendente a tempo indeterminato è stato contenuto dal blocco dei licenziamenti e dall’ampio ricorso agli strumenti di integrazione salariale.
I dati sulle comunicazioni obbligatorie confermano una significativa riduzione nel numero di posizioni lavorative alle dipendenze, concentratasi tra marzo e giugno e per gran parte imputabile al settore terziario, ai giovani e alle donne con contratti a tempo determinato. A partire dal mese di luglio, le posizioni perse nel lavoro dipendente sono state gradualmente recuperate.
A fronte del peggioramento delle prospettive occupazionali, il rafforzamento degli ammortizzatori sociali e degli altri interventi di sostegno al reddito, ha contribuito a sostenere i consumi delle famiglie, che sono comunque risultati pesantemente condizionati dai vincoli alla mobilità e dal netto peggioramento del clima di fiducia.
LE FAMIGLIE STRINGONO LA CINGHIA
In particolare, le famiglie hanno operato una ricomposizione della spesa, riducendo i consumi di beni non essenziali. Ciò si è riflesso anche in un deciso rallentamento dei prestiti alle famiglie, che ha riguardato sia il credito al consumo sia i mutui per l’acquisto di abitazioni, risentendo rispettivamente della riduzione della spesa e della contrazione delle compravendite di immobili.
Nel complesso, il credito bancario alla clientela calabrese ha gradualmente accelerato, sospinto dalla componente delle imprese. L’emergenza Covid-19 non si è riflessa in un peggioramento della qualità del credito, beneficiando degli interventi Economie regionali Banca D’Italia 2020 6 governativi e delle politiche monetarie e regolamentari accomodanti.
In un contesto di elevata incertezza sulle prospettive, la crescita dei depositi bancari si è ulteriormente rafforzata, sia per le famiglie sia per le imprese.
GLI ANDAMENTI SETTORIALI
Quanto alle industrie, l’andamento del settore nella prima parte del 2020 è stato pesantemente condizionato dagli effetti dell’emergenza Covid-19.
Le conseguenze negative si sono manifestate soprattutto nel secondo trimestre dell’anno, in concomitanza con l’entrata in vigore delle disposizioni restrittive volte al contenimento dei contagi.
Solo nei mesi estivi, con il graduale allentamento delle misure di sospensione, l’attività produttiva ha mostrato segnali di recupero, pur se ancora parziale e disomogeneo.
Secondo i risultati del sondaggio congiunturale della Banca d’Italia, condotto in autunno su un campione di imprese industriali con almeno 20 addetti, il fatturato delle imprese calabresi nei primi nove mesi dell’anno ha subito un brusco peggioramento.
Oltre i due terzi delle aziende intervistate hanno segnalato una riduzione delle vendite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra queste ultime, più della metà ha dichiarato una riduzione superiore al 15 per cento.
La flessione è stata più marcata nel settore manifatturiero non alimentare: i tre quarti delle imprese del comparto partecipanti al sondaggio hanno segnalato un calo.
Le attese formulate dagli imprenditori sulle vendite nei prossimi mesi risultano anch’esse particolarmente eterogenee e differenziate in base al settore di riferimento; in particolare le risposte più positive arrivano dall’industria alimentare, che ha risentito meno della riduzione della domanda, mentre previsioni più pessimistiche continuano a caratterizzare il resto del settore manifatturiero.
I timori circa l’evoluzione della pandemia, nonché l’elevata incertezza riguardo ai tempi e all’intensità della ripresa, hanno indotto molte imprese a rivedere i piani di investimento: oltre il 40 per cento di quelle partecipanti al sondaggio ha dichiarato una spesa per investimenti nell’anno più bassa rispetto a quanto inizialmente programmato a fine 2019.
Il processo di accumulazione del capitale riprenderebbe a partire dal prossimo anno. Il massiccio ricorso alle politiche del personale, in particolare alla Cassa integrazione guadagni, ha invece attenuato in maniera consistente le ricadute occupazionali: poco più del 15 per cento delle imprese intervistate ha riportato un calo dei livelli occupazionali.
IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI
Il settore delle costruzioni, al pari delle altre attività produttive, è stato significativamente interessato a partire dalla fine di marzo dalle sospensioni dell’attività economica.
Sulla base dell’indagine della Banca d’Italia, condotta tra settembre e ottobre su un campione di aziende edili con almeno 10 addetti, circa due terzi delle imprese intervistate prevedono un calo del valore della produzione nel 2020.
Gli operatori stimano una ripresa della produzione a partire dal secondo semestre dell’anno, principalmente per la riapertura dei cantieri interrotti nel periodo del lockdown.
Nel comparto delle opere pubbliche, si è comunque registrato un calo dei nuovi lavori programmati, che potrebbe incidere sulla ripartenza: secondo i dati Cresme, Economie regionali Banca D’Italia 2020 8, nel primo semestre dell’anno le gare bandite in Calabria sarebbero scese di circa un quarto rispetto al periodo corrispondente del 2019, anche se in termini di valore si è osservato un aumento per la presenza di alcune opere di importo mediamente elevato.
Le imprese che operano nel comparto residenziale si attendono invece un effetto positivo sul proprio portafoglio di ordini dall’introduzione del cosiddetto “superbonus”; in base alle evidenze emerse dal sondaggio, le principali ricadute sono tuttavia attese solo a partire dal primo semestre del 2021.
I SERVIZI PRIVATI NON FINANZIARI
Le misure adottate dal Governo per limitare il contagio hanno causato un arresto quasi completo dell’operatività in vari comparti dei servizi da marzo a metà maggio.
Inoltre, il settore ha subito pesantemente la contrazione dei consumi connessa, oltre che alle restrizioni alla mobilità, anche all’incertezza circa l’evoluzione della crisi che ha inciso negativamente sulle decisioni di spesa delle famiglie.
Nei mesi estivi, con la graduale rimozione dei provvedimenti di chiusura, si è avviata una parziale ripresa, rispetto alla quale i livelli di attività restano ancora distanti dal periodo precedente la crisi.
In base ai risultati del sondaggio condotto da Bankitalia su un campione di imprese regionali dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti, più del 70 per cento delle intervistate ha segnalato un calo del fatturato nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Tra queste ultime, oltre i tre quarti hanno subito una contrazione superiore al 15 per cento. Inoltre, circa metà delle imprese intervistate ha rivisto al ribasso gli investimenti inizialmente programmati per l’anno in corso e più di un quarto i livelli occupazionali.
Le attese sulle vendite per i prossimi mesi rimangono improntate al pessimismo, anche in relazione ai rischi legati all’evolversi della pandemia.
Le misure restrittive hanno poi inciso particolarmente sull’attività di gran parte del commercio al dettaglio, di alberghi, bar e ristoranti, dei servizi ricreativi, culturali e personali e sui trasporti.
Nel commercio al dettaglio, le difficoltà maggiori hanno riguardato la componente non alimentare, come confermato dai risultati del sondaggio congiunturale.
I dati sulle immatricolazioni di autoveicoli confermano il debole andamento dei consumi delle famiglie: nei primi nove mesi del 2020 sono scese di quasi il 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un crollo concentrato soprattutto tra marzo e maggio e un successivo parziale recupero.
TRASPORTI IN CALO TRA IL 50 E 70 PER CENTO
Per quanto riguarda il settore dei trasporti, a partire dalla seconda settimana di marzo il comparto aeroportuale ha registrato la cancellazione di gran parte dei voli commerciali; solo dal mese di luglio si è assistito a una lenta ripresa del traffico passeggeri per effetto del riavvio di diversi collegamenti, anche se le misure in vigore per garantire il rispetto delle norme in tema di distanziamento fisico e il persistere di forti timori negli spostamenti ostacolano la ripartenza del settore.
Complessivamente, nei primi otto mesi dell’anno il numero di passeggeri si è ridotto di circa il 70 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019.
Anche il trasporto su strada di persone ha subito forti limitazioni, che si sono protratte nei mesi più recenti. Dopo il drastico calo di presenze osservato tra marzo e maggio, il comparto turistico ha beneficiato a partire da luglio di un graduale recupero dei flussi di turisti italiani, con il miglioramento della situazione sanitaria e la rimozione delle restrizioni agli spostamenti a partire dal 3 giugno.
Si è invece protratta anche nei mesi estivi la forte caduta dei viaggiatori stranieri, che comunque in Calabria hanno un peso inferiore rispetto alla media nazionale.
Complessivamente, in base alle stime dell’Osservatorio sul turismo della Regione Calabria, nei primi otto mesi dell’anno si è registrato un calo delle presenze presso le strutture ricettive regionali di oltre il 50 per cento.
Nei primi nove mesi dell’anno, invece, il traffico container è cresciuto di circa il 32 per cento rispetto al periodo corrispondente dell’anno scorso.
LA DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE
L’emergenza Covid-19 ha avuto ripercussioni anche sulla natimortalità del sistema imprenditoriale. Secondo i dati di InfoCamere-Movimprese, nel primo semestre 2020 le iscrizioni presso il registro delle imprese sono calate del 26 per cento circa.
Contestualmente sono però scese pure le cancellazioni, anche in connessione ai provvedimenti governativi volti a contrastare le crisi di impresa durante la pandemia.
Nell’insieme, il numero di imprese operanti in Calabria è dunque risultato stabile.
GLI SCAMBI CON L’ESTERO
Nel primo semestre dell’anno, in linea con il resto del Paese, le esportazioni di merci hanno subito un deciso calo, anche a seguito dell’effetto dell’emergenza sul commercio internazionale.
Le vendite sono diminuite a prezzi correnti dell’11,6 per cento rispetto al periodo corrispondente del 2019, che a sua volta risultava in netto calo rispetto all’anno precedente.
Tra i principali settori di specializzazione regionale, la riduzione è stata particolarmente accentuata nell’export di sostanze e prodotti chimici, metalli di base e prodotti in metallo, mentre è risultata più contenuta per l’industria alimentare.
Pur interessando tutti i principali mercati di sbocco, la contrazione è stata particolarmente accentuata per i paesi extra UE, dove sono dirette circa metà delle vendite all’estero.