Processo “Saggio Compagno”. Appello: 16 condanne, assolto imprenditore
La Corte di Appello di Reggio Calabria, presieduta da Lucia M. Monaco, nell’ambito del processo “Saggio Compagno” (QUI), ha confermato l’assoluzione dell’imprenditore di Cinquefrondi Vincenzo Zangari accusato di aver fatto parte, come componente in possesso almeno della dote del Vangelo, e con altri presunti affiliati, della ‘ndrangheta di Cinquefrondi e Anoia ed inserita nel mandamento tirrenico della provincia dello Stretto (QUI).
Per la Procura Generale, che aveva chiesto la riforma della sentenza di assoluzione, rappresentata da Giuseppe Adornato che ne aveva chiesto otto anni di reclusione, le prove dell’affiliazione e della partecipazione alla ‘ndrangheta di Zagari emergerebbero dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Rocco Francesco Ieranò e riscontrate, a loro volta, da un’intercettazione ambientale captata a casa da un co-indagato, Giuseppe Ladini (QUI).
I difensori dell’imprenditore, gli avvocati Antonino Napoli e Antonio Cimino, nei loro interventi hanno evidenziato come nel caso del loro assistito la testimonianza del collaboratore Rocco Francesco Ieranò non fosse accurata, precisa, dettagliata e coerente e che nei confronti di Zangari non si potesse quindi assumere vi fosse “la convergenza del molteplice”, poiché non vi sarebbero state le prove concernenti le circostanze relative alla sua partecipazione alla cosca, e per queste ragioni l’appello del Pm andasse rigettato.
La Corte di Appello, accogliendo le tesi difensive, ha confermato quindi l’assoluzione di Zangari dal reato di partecipazione all’associazione a delinquere di stampo mafioso.
GLI ALTRI IMPUTATI
Nello stesso processo, inoltre, Giuseppe Bruzzese è stato condannato a 9 anni di reclusione; Maria Polsina Bruzzese a 2 anni e 11 mesi ed a tremila euro di multa; Raffaele Bruzzese a 9 anni; Serafino Bruzzese a 9 anni; Ettore Crea a 4 anni e 4 mesi; Raffaele Giovinazzo a 9 anni; Francesco Longordo a 5 anni e 1.500 euro di multa.
Ed ancora: Antonio Napoli è stato condannato a 10 anni dieci di reclusione; Domenico Papalia a 3 anni e 9 mila euro di multa; Renato Petullà a 22 anni previo riconoscimento della continuazione con altra precedente condanna; Antonio Raco a 10 anni e 6 mesi; Leonardo Tigani a 13 anni; Costantino Tripodi a 12 anni.
Infine, Antonio Valerioti a nove anni di reclusione; Antonio Zangari a 12 anni. Per Michelangelo Cartolano, assolto in primo grado, è stato parzialmente accolto l’appello del Om ed è stata dichiarata la prescrizione del reato.