Teatro. A Cotronei il 19 di scena “Miseria e nobiltà”
Nel 1888 Eduardo Scarpetta, forte delle esperienze accumulate in tante e tante trascrizioni in napoletano di pochade francesi, scrive “Miseria e Nobiltà”, testo interamente partorito dalla sua mente. L’ambientazione è finalmente assolutamente ed inequivocabilmente “napoletana”, come lo è il tema portante del testo: l’atavica e storica lotta del popolo napoletano contro il suo peggiore e più temuto nemico… la fame! Nel primo atto i cinque miserabili ci appaiono quasi come belve in gabbia, ma l’arrivo del nobile Eugenio ha quasi il valore dell’apparizione divina che arriva e risolve… Come ben si sa il gruppetto di disperati, agghindati con abiti ben poco a loro familiari, si trovano proiettati in una specie di Eden fatto di gente che mangia non solo tutti i giorni, ma addirittura più volte al giorno…Lo svolgimento della trama è risaputo, Felice ritrova sua moglie, il piccolo Peppiniello ritrova la sua famiglia, la famiglia, nucleo centrale e fulcro della società si ricompone, insomma all’apparenza il classico lieto fine… si dico all’apparenza, perché nella mia chiave registica e interpretativa ho inteso aggiungere un finale diverso, nel rispetto della splendida struttura drammaturgica di Eduardo Scarpetta, tutta la parte “Nobile” del testo diviene frutto di un sogno. Ma anche per il mio Felice i sogni finiscono e si ritorna alla realtà con tutti i suoi problemi e affanni, dove chiede e spera di poter continuare il resto della sua vita, anche se misera, con dignità.(Gigi de Luca)