Vibo. Sequestrate opere nuovo ospedale: 7 indagati per disastro ambientale e abuso d’ufficio
Scattano i sigilli sul cantiere del nuovo ospedale di Vibo Valentia. La Guardia di Finanza, su delega della Procura locale, con un provvedimento a firma del Procuratore Camillo Falvo e del sostituto Filomena Aliberti, è entrata in azione stamani al termine di mirati accertamenti tecnici che avrebbero portato allo scoperto una serie di irregolarità nell’utilizzo del fondo stanziato per l’esecuzione delle opere complementari.
Oltre al sequestro, le fiamme gialle e la Procura contestato a sette persone - iscritte nel registro degli indagati - le ipotesi di reato di disastro colposo ed abuso d’ufficio.
In seguito agli accertamenti eseguiti sul posto e dall’esame compiuto sulla documentazione acquisita, anche di natura tecnica, i finanzieri hanno sottoposto a sequestro preventivo i lavori di sistemazione idrogeologica del fosso Calzone e della raccolta delle acque bianche, complementari ai fini della realizzazione del nuovo ospedale.
Queste opere erano state finanziate con il fondo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, per la mitigazione del rischio idrogeologico del fosso, in località Cocari di Vibo, ed erano state qualificate dalla Regione Calabria come strumentali alla realizzazione del nuovo nosocomio.
Le stesse, però, - secondo quanto si apprende dalla Guardia di Finanza - non solo non risultavano inerenti l’oggetto per il quale era stato stanziato il fondo, ma avrebbero addirittura aggravato il rischio idrogeologico, come certificato da una perizia richiesta ed ottenuta dall’A.G.
LE OPERE SBAGLIATE E I RISCHI
Secondo gli inquirenti, le opere, lungi dall’essere volte al ripristino dell’officiosità idraulica del fosso (mediante, ad esempio, la pulizia dello stesso), avrebbero ampliato la portata del canale, con la costruzione di manufatti in cemento, aumentando l’affluenza delle acque nel dissestato bacino del fosso, già compromesso dai gravi eventi alluvionali del luglio del 2006, durante i quali avevano perso la vita anche due uomini ed un bambino.
A seguito di questi eventi - rammenta sempre la Gdf- era stato previsto uno studio idrografico, il cosiddetto “Piano Versace”, realizzato dalla Regione Calabria, volto a preservare la zona da eventuali nuove costruzioni, proprio in virtù della pericolosità idraulica dell’area.
Le nuove opere avrebbe realizzato un innesto artificiale nella testata principale del fosso Calzone-Rio Bravo, creando delle situazioni di pericolo per le aree sottostanti e, in particolare, della linea ferroviaria Eccellente-Rosarno, Statale 18 e della Strada Provinciale 522.
Il pericolo consisterebbe, soprattutto, nel rischio di esondazione delle acque meteoriche dal fosso, in caso di eventi alluvionali, anche non eccezionalmente violenti, le quali, non trovando ostacolo sul proprio percorso (vegetazione, detriti, ecc.), esonderebbero riversandosi, come già successo nel 2006, sulle vie pubbliche, creando pericolo per l’incolumità pubblica, senza contare il fatto che, scendendo a valle, la furia delle stesse si abbatterebbe su località Pennello con conseguenti danni a cose e persone.
L’AFFIDAMENTO DELL’APPALTO DA 3 MILIONI
Le indagini avrebbero consentito, poi, di accertare l’affidamento diretto dei lavori, per un importo di oltre 3 milioni di euro, alla stessa società Vibo Hospital Service Spa, con sede a Rovigo, aggiudicataria dell’appalto principale di costruzione del nuovo ospedale, per un importo complessivo di circa 144 milioni di euro.
Le fiamme gialle e la Procura per queste ragioni contestano ai sette soggetti ritenuti responsabili le ipotesi di disastro colposo ed abuso d’ufficio.
Quest’ultima ipotesi deriverebbe dal fatto che la Regione avrebbe distratto “palesemente” i fondi pubblici ministeriali destinati a pulire il fosso, “utilizzandoli strumentalmente” per la realizzazione del nuovo Ospedale e “andando, tuttavia, ad aggravare il rischio idrogeologico”, affermano i militari.
GLI INDAGATI
I destinatari dell’avviso di garanzia sono: Domenico Maria Pallaria, di 61 anni, nato a Curinga, Direttore Generale del Dipartimento 9 Infrastrutture della Regione Calabria; Pasquale Gidaro, di 53 anni, nato a Catanzaro, responsabile della struttura tecnica per il supporto al R.U.P.; Alessando Andreacchi, di 57 anni, nato a Nicastro, Lamezia Terme, direttore dei lavori.
Ed ancora: Pier Renzo Olivato, di 66 anni, nato a Anguillara Veneta (PD), in qualità di Presidente del consiglio di amministrazione del consorzio di imprese Vibo Hospital Spa, concessionario dei lavori; Giacomo Procopio, di 63 anni, nato a Catanzaro, legale rappresentante dell’impresa esecutrice dei lavori, la “Costruzioni Procopio srl”.
Inoltre, Massimo Procopio, di 59 anni, nato a Catanzaro, in qualità di vice-presidente del consiglio di amministrazione della “Vibo Hospital Service” e Direttore Tecnico dell’impresa esecutrice dei lavori “Costruzioni Procopio Srl”, con sede a Catanzaro; Luigi Giuseppe Zinno, di 66 anni, nato a Marano Marchesato, soggetto attuatore dell’ufficio del Commissario Straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico della Regione Calabria.
L’Autorità Giudiziaria, attraverso il vincolo del sequestro, ha lo scopo di evitare che la costruzione venga portata a termine, anche in considerazione dello stato avanzato dell’ opera, allo scopo di evitare l’ aggravarsi del rischio idraulico, anche in considerazione degli eventi atmosferici che stanno interessando la provincia di Vibo Valentia.
L’operazione di servizio testimonia l’attenzione che l’A.G. ed il Corpo profondono nella vigilanza assidua della corretta esecuzione degli appalti pubblici, in una provincia, quale quella vibonese, permeata da diffusi fenomeni di illegalità, anche all’interno della Pubblica Amministrazione.
L’attività posta in essere ha consentito non solo di accertare lo sperpero di fondi pubblici nella sanità calabrese, già da anni in crisi, ma ha anche permesso di salvaguardare l’incolumità dei cittadini vibonesi, affinché non si ripetano i drammatici eventi degli anni passati.
(Notizia aggiornata alle 10.40 )