Rifiuti industriali “smaltiti” sul terreno e nella fogna: indagati i vertici della Ilsap

Catanzaro Cronaca

Una serie di reati ambientali perpetrati sul territorio lametino da imprenditori nel settore dei rifiuti. È quanto emergerebbe dall’operazione denominata “Waste Water” scattata oggi per mano dei finanzieri e dei carabinieri del Noe di Catanzaro, e della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, tutti coordinati dal Procuratore di Lamezia, Salvatore Curcio e dal Sostituto Marica Brucci.

Oltre alla Calabria interessate dal blitz anche le regioni del Lazio, Basilicata e Puglia, dove si stanno eseguendo una misura cautelare personale e reale, emessa dal Gip Emma Sonni, nei confronti di quattro persone, di cui tre amministratori dell’Ilsap Srl e il direttore dello stabilimento produttivo della società.

Si tratta in particolare di: Roberto Martena, di 59 anni, di Roma; Giovanni De Ninno, di 62 anni, di Ferrandina (MT), direttore tecnico pro tempore dell’impianto Ilspa di Lamezia; Leonardo Angelastri, di 38 anni, di Bari; Maurizio Martena, di 56 anni, di Roma; che sono stati colpiti dall’interdizione dell’esercizio di attività imprenditoriale nel settore dei rifiuti.

Tra gli indagati vi è anche un Amministratore Giudiziario nominato dal Tribunale di Napoli nell’ambito di un altro sequestro preventivo nei confronti dell’Ilsap per falsi e truffa ai danni dello Stato.

LE INDAGINI

Con un’articolata indagine - condotta congiuntamente dal Noe di Catanzaro, dalla Guardia Costiera di Vibo e dalla Guardia di Finanza di Lamezia - si sarebbe dunque accertato uno smaltimento illecito dei rifiuti speciali industriali, gli scarti della lavorazione del biodiesel, in uscita dall’impianto di trattamento dell’Ilsap, risultato completamente inattivo.

Le modalità - definite dagli inquirenti come “scaltre e fraudolente” - avrebbero previsto l’uso di una pompa sommersa e di un’altra mobile, con le quali si sarebbero fatti convogliare i rifiuti industriali, accantonati provvisoriamente nelle vasche tal quali, sul nudo terreno che circonda l’impianto, nella condotta fognaria consortile Deca e nei canaloni che confluiscono a mare, nel Golfo di Sant’Eufemia, in questo agevolati dalla mancanza di una mappatura certa delle condotte fognarie nel comune della città della Piana.

Intervenuti prontamente con dei sequestri preventivi dell’impianto di trattamento, dei terreni contaminati e del canalone, per contravvenzioni ambientali, con l’aiuto di un consulente, il Geologo Giovanni Balestri, si sarebbe così dimostrato l’inquinamento delle acque alla foce del Torrente Turrina, dove è stato misurato un saggio di tossicità del 90/100%, in un’area tra l’altro sottoposta a vincolo paesaggistico.

Si sarebbe inoltre accertata la contaminazione dei terreni antistanti allo stabilimento, intrisi dai reflui industriali, dove si sono registrate elevate soglie di concentrazione di idrocarburi pesanti, oltre che di alluminio, ferro e manganese. Contestato infine il nuovo reato di omessa bonifica. La contaminazione dei terreni sarebbe iniziata nel 2012, mentre l’inquinamento sarebbe in corso almeno da quattro anni.

IL SEQUESTRO

Contemporaneamente ai provvedimenti si sta eseguendo il sequestro preventivo dello stabilimento produttivo della società Ilsap di Lamezia Terme e dei terreni ritenuti contaminati, per un valore complessivo stimato in circa 150 milioni di euro.

Eseguito inoltre il sequestro preventivo - finalizzato alla confisca - dei profitti conseguiti dagli indagati per sé e a vantaggio e nell’interesse della Ilsap e che sarebbero costituiti dal risparmio di spesa che avrebbero dovuto sostenere per un corretto smaltimento dei rifiuti, quantificato per gli ultimi quattro anni 3,3 milioni di euro.

L’ARRESTO DEL DIRETTORE TECNICO

Durante le fasi dell’indagine è stato tratto in arresto, il 14 febbraio dell’anno scorso ed in flagranza di reato, Giovanni De Ninno, direttore tecnico pro tempore dell’impianto lametino, per violazione dei sigilli delle aree poste in sequestro, e per aver consentito altri sversamenti di reflui liquidi industriali con conseguenti effetti negativi sull’ecosistema di zona.

Gli inquirenti spiegano che l’indagine presenta una particolare importanza perché consentirebbe di individuare almeno una delle concause dell’inquinamento nel golfo di Sant’Eufemia e si inserisce nel più ampio progetto predisposto dalla Procura di Lamezia, attraverso l’istituzione di un gruppo investigativo costituito da militari del Gruppo della Guardia di Finanza cittadina, dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale di Catanzaro e della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, attraverso il quale si intende fronteggiare l’attuale e pervasivo fenomeno dell’inquinamento ambientale nell’area della piana.