Giornata della vita, il messaggio di monsignor Fiorini Morosini
“Questa giornata serva a far riflettere tutti gli uomini di buona volontà, ma soprattutto noi cristiani, che al centro della fede abbiamo Gesù, che si è rivelato vita, oltre che verità e via, ed ha affermato di aver portato in mezzo a noi la promozione della vita. Apriamoci alla vita e al suo rispetto in una logica onnicomprensiva, che comprenda la difesa dell’habitat dove la nostra vita si svolge e la garanzia di un lavoro sicuro che possa rendere sereno anche lo svolgimento di essa”. Sono le parole di Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria – Bova.
In occasione della celebrazione della giornata della vita Morosini ha voluto scrivere un messaggio per i fedeli. E parla dell’importanza di “riflettere su questo tema guardandoci attorno e considerando le vicende quotidiane, che sempre più frequentemente ci parlano di violenza e di profanazione della vita. Vogliate accogliere queste riflessioni affinché tutti possiamo crescere nell'impegno nel promuovere la vita e una vita degna dell'uomo”.
Ringrazia poi “quanti lavorano a difesa della vita in ogni ambito e situazione in cui essa è minacciata; e non mi riferisco solo alla lotta contro i pericoli che minacciano la vita fisica, ma anche quella psichica e morale. Un grazie quindi a tutti coloro che su questo fronte lottano e fanno sacrifici di ogni genere: nel difendere e proteggere la vita dal suo nascere alla sua fine naturale, nel sostenere quella dei diversamente abili e delle loro famiglie, nello stare accanto agli anziani, ai carcerati e agli ammalati terminali, nel promuovere la presa di coscienza dei propri diritti e a farli rispettare, nell’educare ragazzi e giovani in tutte le strutture educative”.
Ringrazia quindi tutti coloro che “lavorano negli ospedali, medici e infermieri e volontari, o sono di supporto a questo lavoro, soprattutto in questo tempo di pandemia. Tutti stiamo ammirando la loro dedizione a rischio della stessa loro vita”.
E prosegue scrivendo che “non possiamo non considerare con quanta facilità oggi si disprezza la vita umana a cominciare dai ragazzi con le loro forme di bullismo, con le risse violente, con l'uso sbagliato dei ‘Social’. Non possiamo tacere le violenze che la donna ancora subisce; non possiamo non essere allarmati dei delitti perpetrati all'interno delle stesse famiglie, tra giovani fidanzati e tra coppie già sperimentate: alcune volte sono delitti orrendi. In questo particolare momento di crisi economica non possiamo non essere preoccupati per il fenomeno dell'usura, che sta togliendo il respiro a tanti piccoli imprenditori e alle loro famiglie”, scrive Morosini.
“Ma non serve solo rabbrividire dinanzi a tanti omicidi efferati che la cronaca ci fa conoscere, dobbiamo avere il coraggio di mettere in discussione il modo di concepire la sessualità, che ha perso la connotazione di dono reciproco per la vita, scadendo in una forma di mera soddisfazione egoistica. Bisogna avere il coraggio di affermare che la nostra cultura, qualche volta disorientata, ha preso una piega sbagliata e sta conducendo i nostri giovani e le nostre famiglie verso una deriva disastrosa: sulla concezione dell'amore come dono sta prevalendo una visione autoreferenziale e possessiva. Che tutte le agenzie educative tornino ad educare ragazzi e giovani ad una sessualità da vivere come dono in un contesto di amore sano e oblativo”, continua.
Poi l’invito “l'amore alla vita e il rispetto ad essa dovuto, spingano le famiglie, i singoli, e le istituzioni a mettersi accanto alle persone fragili, privilegiando sempre la dignità della persona su ogni altro interesse. Ancora una volta rivendichiamo per tutti noi un'organizzazione della sanità più rispettosa della persona, mettendo a disposizione di essa le risorse economiche necessarie in una prospettiva progettuale, che tenga conto della realtà difficile del nostro territorio, creando strutture di servizio disseminate su di esso”.
Per Morosini la chiave risiede nelle “relazioni interpersonali che dobbiamo far crescere il rispetto della vita, accogliendo ed aiutandoci nei nostri bisogni materiali e spirituali. È lodevole il salto di qualità che la nostra cultura ha fatto nel rispetto degli animali; dobbiamo constatare, però, che spesso mostriamo più sensibilità verso un animale abbandonato che non verso una persona umana, anziana, povera, ammalata che lasciamo languire nella sua solitudine ed indigenza: per loro non ci sono proposte televisive di affidamento perché vengano tolte dallo loro solitudine ed abbandono. Per loro non ci sono carezze e abbracci. Tutto ciò non è umano e non è dignitoso. Dobbiamo aver il coraggio di affermare che la nostra cultura sta percorrendo sotto questo aspetto un cammino pericoloso”.
“Miei cari fratelli, l'annuncio del Vangelo ha significato lungo i secoli la promozione della vita umana dal suo nascere alla sua fine naturale. Nella fase di scristianizzazione in cui ci troviamo stiamo constatando la graduale perdita del rispetto e dell'amore alla vita: più ci allontaniamo dal Vangelo più vediamo umiliato il valore della vita e la centralità della persona. Su questi valori stanno prevalendo altri. Spesso anche tra coloro che si dicono cristiani e sono magari fedeli e ossequienti all’apparato religioso esterno. È la tragica situazione della separazione tra fede e vita”.