Ferriti di zinco e decessi per tumori a Cassano, Comitato incontra De Caprio e assicura impegno
Incontro istituzionale presso la Cittadella Regionale, tra l’Assessore all’Ambiente, Sergio De Caprio e il Comitato Spontaneo di Cittadini per la difesa al diritto per la salute di Cassano All’Ionio.
Al centro del confronto, l’annosa e delicata vicenda delle ferriti di zinco, interrati nel territorio della città delle terme, nel 1990, provenienti dall’ex Pertusola Sud di Crotone. Una brutta storia che ha segnato l’intero territorio della sibaritide, in cui insistono un agricoltura fiorente, chilometri di costa e il Museo Nazionale e il Parco Archeologico.
Il portavoce del comitato, Francesco Garofalo, delegato anche dai familiari, che hanno subito decessi per tumori di loro congiunti, ha rappresentato all’Assessore De Caprio, che nel corso degli anni, si sono registrati in maniera esponenziale morti per malattie neoplastiche, non ultima, nel giorno della festa della donna, di una giovanissima ragazza di appena 35 anni, in assenza di una indagine epidemiologica approfondita e del registro tumori, per avere l’esatta consistenza del numero dei decessi e di una esatta casistica delle varie neoplasie insorte.
Dal canto suo, l’assessore De Caprio, ha assunto l’impegno di chiedere un indagine epidemiologica, attraverso il coinvolgimento dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente, dell’Istituto Superiore Sanità, il Dipartimento Sanità della Regione Calabria e dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza. Inoltre, un accurata ricerca sugli altri siti non ancora non individuati ed in attea di essere interessati alla bonifica.
“E’ un primo passo – afferma Garofalo -, per fare piena luce su una problematica su cui per troppo tempo e frettolosamente è calato il sipario. Ringrazio l’assessore De Caprio, per la sua sensibilità istituzionale e per l’ampia disponibilità per aver accolto il nostro invito, soprattutto, per la tempestività nel coinvolgere tutti si soggetti interessati. Di certo, ho narrato all’assessore De Caprio, che i 4miloni e 700 mila euro, come indennizzo per danno ambientale, da parte dell’Eni, potevano essere utilizzati diversamente, ma oramai, cosa fatta capo ha”.