Cistiti ricorrenti: nuove strategie di cura e l’importanza dell’uroriabilitazione
“La cistite ricorrente è un problema che affigge molte giovani donne e che spesso risulta difficile debellare, soprattutto se approcciata con ripetute e aggressive terapie antibiotiche che non fanno altro che indebolire le difese della parete vescicale, favorire lo sviluppo dell’antibiotico resistenza ma direi soprattutto affrontano il problema guardando solo un lato della medaglia”.
Questo quanto afferma la dottoressa Antonella Giosuè, uroriabilitatore e specialista delle disfunzioni del pavimento pelvico, presso il reparto di riabilitazione urologica della clinica Romolo Hospital, centro di eccellenza del settore in Calabria e anche nel mezzogiorno e che ha sede nella provincia di Crotone, esattamente a Rocca di Neto.
Con la specialista ci siamo soffermati sui disagi che comparta questa patologia e, soprattutto, sulle strategie più innovative che la medicina offre per la guarigione.
“Certamente l’approccio medico rimane un tassello non emendabile ma non il solo - sottolinea Giosuè - per la cura delle cistiti, la cui radice molte volte è alimentata da ragioni spesso non prese in considerazione o sottovalutate. Mi spiego meglio: spesso la spina irritativa che alimenta le cistiti potrebbe risiedere in una alterata tonicità di una specifica struttura del nostro corpo e che si chiama pavimento pelvico”.
Cos’è il pavimento pelvico e come può interferire con il perpetrarsi di una cistite?
“Molto semplicemente il pavimento pelvico è una culla muscolo-tendinea che dolcemente avvolge e sostiene gli organi urogenitali contenuti nel nostro bacino. Questa muscolatura aiuta la donna nella minzione, nella defecazione e nell’atto sessuale. Qualora questi muscoli si presentino rigidi e poco elastici avremo una cascata di eventi: stipsi, iperpressioni addominali, cistiti postcoitali che favoriscono il radicarsi del problema”.
Che cosa fare allora per cercare di affrontare la cistite in modo corretto?
“Senza dubbio rivolgersi al proprio medico curante e allo specialista ma di concerto con queste due figure mediche valutare l’opportunità di eseguire una valutazione funzionale del proprio pavimento pelvico da parte di un uroriabilitatore soprattutto se convivono più fattori predisponenti.
Quali sono i fattori predisponenti?
“Qui apriamo un capitolo vastissimo, ma per quella che è la mia esperienza, particolare attenzione va posta alla regolarità intestinale. Stitichezza e sindrome dell’intestino irritabile. Se infatti, consideriamo i batteri che maggiormente ricorrono in tali infezioni tra questi ritroviamo in pool position l’Escherichia Coli, batterio che spesso trasmigra dal nostro intestino alla vescica.
Questo circolo vizioso spesso vede come terapie fallimentari cure antibiotiche troppo aggressive. Inoltre, altri fattori da attenzionare sono comportamenti ritenzionisti (molte donne procrastinano per abitudine l’atto della minzione). Altre donne hanno rapporti sessuali dolorosi con cistiti post-coitali (24-72 ore successive al rapporto). Queste condizioni potrebbero essere degne di una valutazione del tono e della sinergia pelvica”.
Quindi anche le cistiti ricorrenti come altre patologie devono prevedere un approccio multidisciplinare?
“Certamente. Attualmente l’approccio nutrizionista, cure con D-mannosio ad alto dosaggio e utilizzo di integratori e acido ialuronico di concerto con la presa di coscienza del proprio pavimento pelvico e soprattutto l’acquisizione della capacità di rilassarlo sono sicuramente le armi efficaci contro il problema. L’aiuto di uno specialista può aiutare la donna ad imparare a rilassare correttamente la muscolatura pelvica e rompere il circolo vizioso che favorisce la reinfezione”.
La probabilità di cistiti ricorrenti nelle donne aumenta con il crescere del numero degli episodi precedenti. Dopo un episodio di cistite acuta vi è una sorta di incapacità a difendersi dall’aggressione batterica e, nonostante l’eventuale terapia antibiotica, vi è, nel periodo immediatamente successivo, una maggiore probabilità di recidiva.
Circa il 25% delle donne che hanno avuto un’infezione delle vie urinarie, avrà almeno tre ricadute nell’anno successivo.