Sant’Anna Hospital, Spirlì ai Ministeri: «Asp non firma contratto, subito ispettori»
«Nell’ambito della chirurgia cardiovascolare, il Sant’Anna Hospital, eccellenza della nostra Regione, ha da sempre coadiuvato il Ssr, anche grazie alla presenza di professionalità riconosciute a livello internazionale. Alcuni eventi di natura giudiziaria, nonché un importante contenzioso con l’Asp di Catanzaro, hanno determinato la sospensione delle attività, i cui effetti si stanno riverberando esclusivamente sulla collettività e sui dipendenti della stessa struttura». È quanto scrive il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, in una lettera inviata ai ministri della Salute, Roberto Speranza, e dell’Interno, Luciana Lamorgese.
Proprio a causa del contenzioso in essere, l’Asp di Catanzaro «ha espresso – spiega il presidente della Giunta – la volontà di non sottoscrivere, con il nuovo management della struttura sanitaria, il contratto 2020 sino al completo chiarimento della situazione giudiziaria ancora sub iudice».
«Nonostante l’intervento dell’amministrazione regionale e del commissario ad acta Guido Longo – rileva Spirlì –, vani sono stati gli incontri avuti col prefetto Latella (commissario dell’Asp di Catanzaro), la quale continua a voler “attendere” gli esiti del contenzioso pur non ravvisandosi, allo stato attuale, elementi che impediscano di fatto la sottoscrizione del nuovo contratto».
SPIRLÌ: «SUBITO ISPETTORI»
Alla luce di quanto esposto, il presidente della Regione chiede pertanto a Speranza e Lamorgese «l’avvio di una attività ispettiva e di supporto attraverso l’invio di funzionari ministeriali, al fine di verificare se la mancata soluzione della problematica sia da attribuire a ingiustificati comportamenti omissivi e, in ogni caso, di individuare le più corrette soluzioni».
«La soluzione di tale annosa questione, soprattutto nella situazione emergenziale che stiamo vivendo – conclude Spirlì –, rappresenta una assoluta priorità, in quanto consentirebbe la riduzione della pressione nelle strutture ospedaliere e, soprattutto, tutelerebbe tutta quella parte di popolazione costretta a emigrare fuori regione per usufruire delle prestazioni sanitarie di cui hanno pienamente diritto».