Maxi sequestro ad affiliati della cosca Farao-Marincola. Sigilli a beni per 50mln di euro

Crotone Cronaca

Ammonta a 50mln di euro il patrimonio dei beni posti sotto sequestro dai finanzieri di Cosenza nei confronti di Luigi Spadafora e dei figli Pasquale, Rosario e Antonio, ritenuti affiliati di spicco della cosca Farao-Marincola della provincia di Crotone.

La Guardia di Finanza bruzia, nell’ambito di accertamenti economico-patrimoniali delegati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha così apposto i sigilli a sei complessi aziendali, di cui tre società, due ditte individuali, un’azienda agricola e partecipazioni societarie; 203 immobili, tra terreni e fabbricati; 60 automezzi tra autovetture, autocarri, rimorchi e mezzi agricoli; a quote societarie e disponibilità finanziarie di varia natura, come conti correnti bancari, titoli azionari, buoni fruttiferi, libretti di risparmio e assicurazioni.

Per gli inquirenti la famiglia Spadafora, attraverso le imprese gestite, avrebbe governato, in regime di monopolio ‘ndranghetistico, l’offerta di legname e prodotti derivanti dai tagli boschivi operati nel territorio silano.

L’ipotesi è che facendo leva sull’appartenenza alla ‘ndrina di San Giovanni in Fiore, la stessa famiglia abbia creato un vero e proprio cartello di controllo mafioso dei boschi, manipolando e indirizzando l’aggiudicazione delle gare d’appalto del settore con metodo mafioso, e danneggiando le ditte che non si sarebbero allineate alle direttive imposte dalla criminalità organizzata.

Inoltre, proprio grazie alla gestione dei boschi silani, gli Spadafora sarebbero stati utilizzati per garantire, negli anni, la latitanza di elementi di spicco della cosca Farao-Marincola a cui, di fatto, avrebbero fatto capo.

Per queste accuse, lo scorso febbraio, sono stati condannati, dal Tribunale di Crotone, a più di 60 anni di carcere: in particolare, Luigi Spadafora, (attualmente agli arresti domiciliari) alla pena di anni 15 anni di reclusione, mentre i suoi tre figli, Pasquale, Rosario e Antonio (ad oggi, tutti detenuti in carcere), rispettivamente a 20, 14 e 14 anni.

Su di loro grava, inoltre, la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza, ancora da scontare poiché detenuti.

Il sequestro è stato possibile grazie al lavoro dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Cosenza che, sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno effettuato accertamenti patrimoniali, esaminando e approfondendo le loro variazioni patrimoniali nell’arco temporale dal 2005 al 2017.

Le indagini avrebbero quindi messo in luce una sproporzione tra gli esigui redditi dichiarati e i loro rispettivi patrimoni immobiliari, mobiliari e finanziari, accumulati nel tempo.