I maggio, Lauria (Iv): “Festa dedicata a chi non si arrende”
“Oggi è una data importante, è il Primo Maggio, la festa dei lavoratori e del lavoro in ogni sua forma. È la seconda ricorrenza del lavoro che ricordiamo in tempo di pandemia, sperando che la prossima sia possibile trascorrerla come abbiamo sempre fatto, ovvero in piena libertà”. È quanto scrive Davide Lauria, coordinatore Italia Viva Regione Calabria.
“La ricorrenza del primo maggio è stata sempre una ricorrenza speciale che, sotto varie forme, ha unito il Paese e ogni generazione. I più giovani vi si avvicinavano attraverso il “concertone” che si tiene ogni anno in quel di Roma, chi ha un lavoro gode di una giornata di pausa, di riposo e di riflessione che lo porta quasi a sentirsi un privilegiato, mentre il lavoro dovrebbe assomigliare più ad un diritto che ad un privilegio (ma tant’è!), i disoccupati si ritrovavano in piazza per dimostrare di non essere invisibili, partiti politici e sindacati organizzavano manifestazioni ed eventi sul tema. Tutto questo, oggi sospeso causa pandemia, è diventato un rito che testimonia l’importanza del lavoro nella società e l’importanza di celebrarlo e ricordarlo come strumento di dignità e di riscatto”.
“Ma oggi, oltre a ricordare questa data come giorno di festa e di condivisione, abbiamo il dovere di interrogarci e di riflettere profondamente affinché questa ricorrenza possa diventare un punto di partenza e di rinascita. Non starò qui a snocciolare numeri che, ahinoi, conosciamo e che, soprattutto nel meridione, fanno emergere la portata drammatica di una emergenza che tocca tutti indistintamente e, nello stesso tempo, non cercherò di non cadere in una retorica stantia, tipica di una politica vecchia e inconcludente, che non ha mai prodotto risultati. Ma cercherò di utilizzare, questa mia breve riflessione, per definire una impostazione, un modus operandi, che a mio avviso dovrebbe caratterizzare l’operato sia pubblico sia privato. Le parole chiave di tutto questo sono coraggio, competenza e fiducia”.
“Qualcuno storcerà il naso leggendo queste parole, magari le definirà, con fare superficiale, parole inconcludenti, eppure è l’esatto contrario, sia perché in ogni crisi si cela un’opportunità e ogni opportunità non è stata mai sfruttata senza avere il coraggio di rischiare o la fiducia nei propri mezzi, ma soprattutto, queste parole, impongono una piena coscienza dei propri mezzi, una piena responsabilità delle proprie azioni e una concezione dello Stato capovolta rispetto a quella attuale. Uno Stato meno invasivo e inconcludente che lasci il posto ad uno Stato che faccia da supporto alla libera iniziativa dei suoi cittadini, sia perché il mondo globalizzato ci impone questa visione sia perché è il terreno di gioco dove noi italiani siamo più forti, dove esprimiamo al meglio il nostro talento e la nostra capacità creativa, che spesso si traduce in opportunità di progresso e di lavoro.
“Per farmi capire meglio utilizzerò due esempi. Il primo riguarda un piccolo centro del Cosentino, Vaccarizzo di Montalto Uffugo. In questo piccolo paese è nata da poco una cooperativa di comunità che, oltre a combattere lo spopolamento, attirare visitatori e far conoscere le tradizioni del luogo, in poco tempo ha ripristinato un servizio per la comunità, creando una attività commerciale la quale da già lavoro a 3 dipendenti. Il secondo esempio riguarda un giovane della provincia di Reggio Calabria, il quale, tra le montagne dell’Aspromonte, divide il suo tempo tra lo studio universitario e la sua attività di lavoro da pastore. Ebbene, il nostro giovane conterraneo, ha vinto il premio promosso da Coldiretti Giovani Imprese, per aver inventato un “collare anti lupi”, utile ad allontanare i lupi dal gregge, preservando la loro specie”.
“ Ecco, questi due esempi, ma ce ne potrebbero essere molti altri, testimoniano che nonostante le difficoltà si possa invertire la rotta, proprio partendo da “coraggio”, “competenza” e “fiducia”. Siamo abituati a vedere il lavoro sotto un’ottica ormai passata, dove le amministrazioni pubbliche e la politica, per giustificare le proprie inefficienze, hanno programmato sussidi fini a se stessi oppure hanno creato sacche di precariato da sfruttare a fini elettorali. Tutto questo come risultato ha avuto quello di creare disimpegno e sfiducia tra i cittadini, i quali hanno lasciato in massa la propria regione oppure si sono adagiati sull’elargizione di un sussidio non investendo nei propri mezzi”.
“Tutto questo alla fine si traduce nel fallimento sociale di una terra. Eppure, ci sono ancora tanti che, nonostante tutto, sono pronti ad investire nel futuro, ci sono ancora tanti che programmano, lavorano, studiano senza arrendersi allo status quo e animati da una voglia di cambiamento. È da loro che bisogna ripartire, è a loro che bisogna dare fiducia e lasciare fare, creando i presupposti per esprimere il proprio talento e le loro competente. Questo è ciò che la politica deve limitarsi a fare, non altro”.
“Proprio per questo, questa giornata, questa festa del lavoro vorrei dedicarla a loro, perché il futuro parte da chi non si arrende alle difficoltà del tempo e chi lo fa in una terra come la Calabria, e in tempo di pandemia, merita una politica che sia all’altezza e che crei le condizioni affinché ognuno possa esprimere la propria voglia di fare e le proprie qualità e competenze”.