Feasr, la protesta delle Regioni del Sud: regole non si possono cambiare
“Non siamo qui per alimentare guerre di campanile, o contrapposizioni tra schieramenti diversi. Del resto, le nostre posizioni hanno trovato conforto, nelle ultime settimane, anche nelle prese di posizione del Mef e della Commissione Europea, a dimostrazione della bontà di una linea oggettivamente sostenibile e nel giusto”.
Si sono espressi così i sei assessori regionali all’agricoltura che nella giornata di ieri hanno partecipato ad un incontro nella capitale, per protestare formalmente contro i nuovi criteri di ripartizione dei Feasr.
“Da mesi siamo impegnati a ricercare un punto di equilibrio per garantire il raggiungimento di un accordo equo” spiegano ancora gli assessori, denunciando però di aver “sempre trovato porte chiuse, specie dopo la decisione del ministero dell’Agricoltura di ignorare persino le indicazioni della Commissione europea, per sostenere invece scelte che non tengono in alcun conto un’analisi globale della totalità dei fondi Pac - I e II pilastro – destinati ai territori, ignorando non solo le tematiche legate alla quota di confinanziamento, ma anche che il Regolamento UE 2020/2220 ha prorogato per il 2021 ed il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del I pilastro della Pac”.
Gli stessi si sono detti disponibili al confronto ed al dialogo, ricordando però di non accettare in alcun modo “colpi di mano” che recherebbero un ulteriore svantaggio a delle Regioni già penalizzate.
Hanno partecipato, oltre all’assessore regionale della Calabria, Gianluca Gallo, i rispettivi assessori di Basilicata, Francesco Fanelli, Campania, Nicola Caputo, Puglia, Donato Pentassuglia, Sicilia, Toni Scilla, e Umbria, Roberto Morroni.