Premio Sila ’49: Bazzi, Mancuso e Bonaiuto trionfano nella IX edizione

Cosenza Attualità

Jonathan Bazzi, autore di "Febbre" per la sezione letteratura, Stefano Mancuso con "La nazione delle piante", per la sezione Economia e società, e l'attrice Anna Bonaiuto, con riconoscimento alla carriera, sono i vincitori dell'edizione 2020 del Premio Sila '49.

“Abbiamo atteso tanto e adesso ci ritroviamo a celebrare la fine dell’edizione 2020 nel bel mezzo del 2021. Ma non volevamo una premiazione online, la presenza, il pubblico, la connessione che si crea tra i premiati e le persone sono tutto per questa manifestazione. Abbiamo aspettato che la pandemia frenasse per dare alla città, a tutti, quello che ci si aspetta da noi: la cerimonia di premiazione, la lectio magistralis, le conversazioni fra grandi relatori. Una normalità che sembrava diventata impossibile da recuperare, e che invece finalmente ritroveremo. E siamo certi che sarà valsa la pena rimandare di qualche mese il nostro gran finale”. Dichiara Gemma Cestari, direttrice del Premio Sila ’49, annuncia così il ritorno (un po’ in ritardo a causa delle restrizioni anti-Covid) della manifestazione che ormai da nove anni anima la città di Cosenza.

“Il centro storico in particolare – ci tiene a sottolineare Cestari – con il quale abbiamo un legame strettissimo e nel cuore del quale abbiamo voluto il nostro quartier generale, la sede della Fondazione Premio Sila.” Anche quest’anno, infatti, tutti gli eventi legati alla conclusione dell’edizione 2020 avranno luogo nella città “vecchia”.La lectio magistralis di Anna Bonaiuto e la cerimonia di premiazione all’Arenella – spiega la direttrice – la presentazione del libro vincitore del Premio Economia e Società, alla Villa Vecchia. Sono luoghi importanti, bellissimi, significativi che meritano attenzione, cura, meritano di essere vissuti”.

Sono tre, dunque, gli incontri previsti, che chiuderanno un’edizione (la nona) sfortunata dal punto di vista dell’organizzazione e della logistica, con la terza ondata della pandemia che ha impedito la consueta conclusione nell’autunno del 2020, “ma fortunatissima sul fronte della qualità dei libri e degli autori e straordinaria per quanto riguarda le personalità che riceveranno i premi per le due sezioni e il premio alla carriera” precisa Cestari.

Jonathan Bazzi, autore di “Febbre”, edito da Fandango è il vincitore della sezione letteratura. “Un libro che ha da subito acceso l’attenzione di tutti: dal nostro comitato dei lettori, alla giuria tecnica, dai ragazzi delle scuole con i quali portiamo avanti progetti didattici agli amici delle librerie che collaborano con il premio. Quando un libro è così deflagrante – spiega la direttrice – così trasversale nel colpire le coscienze e i cuori, vince sempre. Quello di Bazzi è un racconto autentico che ti porta immediatamente in una dimensione personale (ma anche sociale) spigolosa, faticosa, ma mai priva di speranza. Un esordio che merita tutti i riconoscimenti che ha raccolto e che anche il Premio Sila ha individuato come opera da premiare per l’edizione 2020.”

Stefano Mancuso è, invece, il vincitore del premio Economia e Società con “La nazione delle piante” (Laterza). “Il professor Mancuso è un personaggio davvero interessante, che siamo orgogliosissimi di premiare. La sua carriera – racconta Cestari – parla da sé: nato a Catanzaro, oggi dirige prestigiosi istituti di ricerca ed è considerato uno degli scienziati più influenti nel suo campo, che è quello della botanica e della neurobiologia vegetale. I suoi studi sull’intelligenza delle piante sono rivoluzionari e il suo piglio da divulgatore lo ha reso una figura straordinariamente interessante anche per noi, profani della scienza e del mondo vegetale. Infine, la sua grande cultura gli consente di scrivere saggi, come questo che vince il premio economia e società, che con una naturalezza disarmante mette insieme le neuroscienze vegetali e il diritto. Un libro piacevole da leggere, ma davvero importante per le riflessioni che suscita sulle tematiche ambientali e che smonta la tesi della presunta superiorità della specie umane sulle altre.”

Il professor Stefano Mancuso dialogherà di questi ed altri temi con Tomaso Montanari, Venerdì 4 giugno alle 11, alla Villa Vecchia.

Il premio alla carriera, infine, quest’anno è stato attribuito ad Anna Bonaiuto, attrice teatrale e cinematografica, friulana di nascita, napoletana d’origine. “Una immensa artista che ci onorerà della sua presenza e che terrà una lectio magistralis dal titolo Alla ricerca dell’attore perduto, che immaginiamo dedicata alle difficoltà che il mondo del teatro (e della cultura in generale) sta affrontando in questo momento. E noi volevamo proprio questo – spiega Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila – dare un segnale di vicinanza, di sostegno al mondo del teatro, del cinema, dell’arte e della cultura. Troppo poco è stato fatto per consentire che il patrimonio culturale italiano legato a questi ambiti cruciali non andasse perduto. Troppo tempo si è buttato, troppi posti di lavoro persi, troppe produzioni bruciate, interi progetti annullati, idee accantonate. Che peccato! Conteremo nei prossimi anni i danni che la pandemia, ma ancor più la gestione di questo particolare ambito, ha fatto e saranno danni non soltanto economici, perché la cultura dà da lavorare e da mangiare a tanti, ma soprattutto dà da sognare, pensare, riflettere a tutti. E allora il nostro premio è un premio alla persona, all’artista straordinaria, che da anni ci regala interpretazioni memorabili ma ha ancora tantissimo da dare a noi spettatori dal palco e sul set, è un premio all’attrice con all’attivo un David di Donatello e un Nastro d’Argento e tanti altri riconoscimenti, che ha lavorato con Luca Ronconi, Pupi Avati e Ferzan Ozpetek, Carlo Verdone e Paolo Sorrentino. Ma è anche un premio a un mondo che amiamo e che ci auguriamo possa rivivere un momento di splendore, dopo il buio che l’ha investito in questi 15 mesi assurdi e inaspettati. Il nostro Paese ha bisogno dei suoi artisti perché ci indichino una strada per superare questo momento difficile, solo l’arte e la cultura possono tirarci fuori da qui, dandoci la forza, la voglia, l’immaginazione per uscirne.”