Una bomba ecologica su un’area di 8400mq: sigilli allo “scheletro industriale” della Cevim

Vibo Valentia Cronaca

Una vera e propria bomba ecologica, l’ennesima, così come l’hanno definita gli stessi investigatori. Una discarica che si estende su un’area considerevole, ben 8400 metri quadri, all’interno di quella che un tempo fu la sede della Cevim, una fabbrica di prodotti ittici surgelati, a Porto Salvo, nel vibonese.

All’interno cataste di rifiuti speciali di ogni genere: da parti meccaniche a telai di autovetture, da pneumatici a materiale inerte, così come elettrodomestici, calcinacci e derivati da opere di demolizione edile.

Sull’intera superficie e sulle strutture - uno dei tanti “scheletri industriali” presenti sul territorio ed a cui corrispondono inquinamenti del suolo e del sottosuolo, spesso pericolosi - sono scattati i sigilli per mano dei Carabinieri di Vibo Marina e dei loro colleghi della Stazione Forestale di Polia.

I militari hanno eseguito il provvedimento emesso dalla Procura del capoluogo napitino, per l’ipotesi di reato di smaltimento non autorizzato di rifiuti, e che ha imposto ai responsabili dell’azienda ormai dismessa, e previa verifica da parte dei tecnici dell’Arpacal, anche la bonifica del territorio, quindi il ripristino dello stato dei luoghi.

L’attività di inserisce nell’ambito dei controlli disposti dal procuratore Camillo Falvo su quelle imprese che hanno cessato le loro attività e che potrebbero presentare situazioni di illeciti ambientali.

In questo contesto Falvo ha avviato personalmente una mappatura del territorio vibonese per censire tutti i residuati industriali sparsi nella provincia e stilare di conseguenza un piano di bonifica.

Una mappatura iniziata dall’alto, a bordo di un velivolo dell’8° Nec, il Nucleo Elicotteri dei Carabinieri, e messa in atto con dei controlli ambientali che rappresentano l’ennesima sfida volta a restituire ai cittadini territori che siano da vivere, oltre gli spazi già tolti alla ‘ndrangheta.

Sotto la lente della Procura, recentemente, è passata non solo la catena delle grandi imprese, come la discarica dei veleni scoperta il 3 febbraio, sempre a Porto Salvo (QUI), ma anche le ditte incaricate della raccolta dei rifiuti, l’artigianato locale e le officine.