Confiscati i beni a imprenditore di ‘ndrangheta, sigilli in Liguria per 10 milioni
La Direzione Investigativa Antimafia di Genova, su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria, ha eseguito stamani una confisca di beni a carico di un imprenditore originario di Cittanova, Carmelo Gullace, e della moglie Giulia Fazzari.
Il provvedimento ha interessato l’intero capitale sociale ed il patrimonio aziendale di quattro società, 14 fabbricati e 41 terreni nelle province di Savona e Reggio Calabria; ma anche conti correnti, beni mobili registrati e posizioni finanziarie: il tutto per un valore stimato in circa 10 milioni di euro.
Entrambi i coniugi furono arrestati nel luglio del 2016 (QUI) nell’ambito della operazione antimafia “Alchemia” (QUI), a conclusione delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della città dello Stretto, e con l’accusa di associazione mafiosa, concorso esterno, corruzione e intestazione fittizia di beni e società.
Le indagini patrimoniali eseguite successivamente dalla Dia avevano già portato, nell’agosto del 2019, al sequestro degli stessi beni (QUI) poiché l’imprenditore e la moglie erano stati ritenuti dal Tribunale reggino come “caratterizzati da una pericolosità sociale qualificata” proprio in quanto indiziati di appartenenza ad una associazione mafiosa.
Nello specifico Gallace è considerato una figura apicale della cosca di ‘ndrangheta dei Raso-Gullace-Albanese, con funzione direttiva e di comando del clan in Liguria e in Piemonte.
Si ritiene infatti che mantenesse i contatti con gli esponenti di spicco di altre cosche, condividendo interessi imprenditoriali e reimpiegando i guadagni illegali.
Inoltre, il 18 luglio del 2020, il Tribunale di Palmi la ha condannato alla pena di 18 anni di reclusione, ritenendolo colpevole del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, l’ex articolo 416 bis.