Presunta falsa cieca: per il Riesame può svolgere attività ripetitive, e le dissequestra i beni
A ottobre scorso era finita finanche sui media nazionali: il caso riguardava una 74enne di Catanzaro Lido che secondo i carabinieri si sarebbe finta cieca e così percependo, per 20 anni, l’indennità dell’Inps di mille euro al mese (QUI).
Un’ipotesi che non ha retto, però, alla prova del Tribunale del Riesame del capoluogo, che invece ha dissequestrato i beni cautelati circa due settimane fa alla donna, poco più di 200 mila euro, ovvero la cifra che, secondo l’accusa, la stessa avrebbe percepito indebitamente in tutti questi anni.
Davanti ai giudici, d’altronde, e nel controbattere le prove e, soprattutto i filmati raccolti degli investigatori che “incastravano” la 74enne, ripresa apparentemente “disinvolta” nelle faccende quotidiane, la sua difesa aveva ribadito che la stessa non facesse altro che eseguire “attività ripetitive” ed ormai “collaudate da anni”.
Il Tdr ha quindi ribadito che le indagini si siano sviluppate prevalentemente dalle immagini video e dai riscontri visivi che facevano ritenere fosse una finta cieca ma che, a parte ciò, alla base dell’applicazione della misura a carico della donna non vi fossero evidenze scientifico-mediche che avvalorassero l’insussistenza dei requisiti per l’ottenimento dell’indennità.
Oltre a ciò - hanno evidenziato i giudici del Riesame - la difesa dell’anziana avrebbe dimostrato, con tanto di perizia oculistica, che una persona affetta da questa patologia “e con visus bilaterale di motu manu” venga ritenuta cieca civile ai fini previdenziali sebbene nella quotidianità possa continuare a svolgere quelle “attività ripetitive collaudate da anni”, come addirittura andare in bicicletta o andare da sola al solito posto di lavoro.
Una capacità che sarebbe dovuta al “progressivo adattamento al mondo esterno che un soggetto affetto da questa malattia opera proporzionalmente al progressivo indebolimento della vista”.