A Vibo la tappa della carovana antiracket
“La vera partita si gioca sull’educazione e sulla acquisizione del consenso. Bisogna quindi proporre un modello alternativo, basato sulla Costituzione, a quello delle organizzazioni mafiose, un modello basato sull’uguaglianza e sulla pari dignità di tutti i cittadini davanti alla legge che ha nella cooperazione più che nella competizione una delle sue espressioni più significative”.
Sono le parole di Gherardo Colombo – Presidente Nazionale di Ue.Coop, nel corso della tappa Vibonese della carovana antiracket e in occasione del secondo evento organizzato in collaborazione con l’Unione Europea delle cooperative, sia in presenza presso la Scuola Agazzi (associata Ue.Coop) sia da remoto, con decine di cooperatori collegati da tutta Italia.
Colombo ha proseguito affermando che per “essere cooperativi è necessario riconoscersi e ammettersi reciprocamente degni. Un principio che non può giustificare nessuna discriminazione, neppure per chi delinque. Questa, ad avviso di Colombo, è la strada per marginalizzare le devianze. Eliminarle del tutto è impossibile, ma potrebbero essere almeno fortemente ridimensionate”.
Ha quindi posto l’accento sulle radici del fenomeno malavitoso, portando l’attenzione a monte, sul rispetto delle regole. Dalla sua esperienza di magistrato, ha rilevato infatti come la semplice repressione non sia stata finora efficace e comunque non sia da sola sufficiente ad arginare la crescita del potere mafioso nell’economia e nella società.
L’incontro è stato moderato da Stefano Giammaria, coordinatore di Ue.Coop Basilicata, e ha visto la partecipazione di Marcella Infusino, Presidente di Ue.Coop Calabria, Rocco Pafundi Vice Presidente Ue.Coop Basilicata e Domenico Primerano Vice Sindaco di Vibo Valentia.
Don Marcello Cozzi, Presidente della Fondazione Interesse Uomo, ha portato un’appassionata testimonianza della lunga attività della Fondazione sul campo nella lotta contro il racket e l’usura, rilevando come “dopo questa pandemia ci sarà ancora moltissimo da fare. C’è stato una sorta di terremoto, ma lo tsunami dell’usura deve ancora arrivare. Anche perché le cosche emulano le moderne e più allettanti forme di finanziamento (prendi oggi, paghi poi). La malavita però non ha burocrazie, non chiede documentazione; la loro offerta di credito diventa così l’unica via per chi è in difficoltà. E quando anche una sola attività economica è caduta in questa spirale, tutto il territorio rimane coinvolto, tutta un’economia subisce una distorsione”.
Nel ricordare il numero a cui rivolgersi per chiedere aiuto nelle regioni Basilicata e Calabria don Cozzi ha ricordato come “tutti siano chiamati a prendersi le proprie responsabilità e anche le istituzioni debbono fare la propria parte. Le fondazioni antiracket e antiusura sono importanti punti di riferimento - ha detto don Cozzi - soggetti che, forti della propria conoscenza di questi fenomeni, indicano quali economie e quali modelli adottare affinché non vinca la malavita, ma la “benevita organizzata”.