“A-Ndrangheta-progettiamo una Città senza crimine”: convegno al Panella di Reggio
“Chiedersi sempre prima di agire, se ogni nostra scelta rispetta la dignità gli altri e rispetta se stessi e la società” (D.S. Anna Nucera). Questo il messaggio del progetto biennale che vede coinvolte in prima persona le Classi IV degli Istituti scolastici superiori della Città Metropolitana, con la collaborazione di varie Istituzioni, Magistratura, Esperti e società civile, mondo della Scuola e Università.
‘A-Ndrangheta, progettiamo una Città senza crimine’ costituisce una iniziativa innovativa di cultura della legalità e educazione alla cittadinanza promossa da Maurizio Vallone Questore di Reggio Calabria. Il primo incontro realizzato, dedicato al “bullismo e cyberbullismo” che dilagano spesso pure nelle nostre strade cittadine come nel Web e nei social, ha sollecitato i giovani ad essere più “competenti” nell’uso corretto di strumenti bellissimi ma potenzialmente devastanti e sapere crescere anche nelle relazioni umane “virtuali” e “reali”
L’appuntamento di dicembre all’ITT A. Panella-G. Vallauri di Reggio Calabria, affronta un male antico e diffuso come la violenza sulle donne, che chiede con urgenza di educare e affermare nelle relazioni interpersonali tra ragazzi e ragazze, nel linguaggio e nella cultura degli stereotipi e dei pregiudizi, ad essere senza se e senza ma “Contro ogni violenza di genere. Conoscere per prevenire”.
Numerosi e ricchi di competenza, passione civile e saggezza di vita, gli interventi della Dirigente scolastica Anna Nucera e del referente per la Questura Onofrio Marcello, degli specialisti Nicola De Caria, Sostituto Procuratore Coordinatore Procura per le fasce deboli, Paola Grazia Valeriani, Questura RC, Vice Dirigente Divisione Anticrimine, Michela Sacco, Psicologa e psicoterapeuta; Istruttori di Difesa personale, Polizia di Stato, XII Reparto Mobile, Progetto “Secur pink”; Annie Russo, Testimonianza; Roberto Montagna, Questura RC, Tutor Progetto “A-Ndrangheta”.
Dal dialogo partecipato e coinvolgente è emerso che ‘ogni tipo di violenza contro le donne, dal femminicidio al mobbing, riassume concretamente e simbolicamente tutti gli altri attentati ed ostacoli all’affermazione della dignità umana. Solo dalla capacità di cogliere i segnali della violenza di genere, rompendo il silenzio e i tabù, trovando il coraggio di denunciare agli organi di vigilanza e ai centri di aiuto preposti, grazie a nuove norme e strumenti più rispettosi delle vittime, sapendo collaborare tutti secondo la propria responsabilità personale e istituzionale, si potrà arrivare al cambiamento e al riscatto di ogni donna e di ogni persona calpestata o offesa.’
In conclusione il pensiero comune ha dedotto che “nessuna persona, e prevalentemente donna, può essere mai ritenuta “possesso” o oggetto, in una relazione che sia autenticamente umana e tanto più di “ vero amore”.