Spaccio in Sardegna con la coca della ‘ndrangheta: retata nell’isola e in Calabria
Casomai ce ne fosse bisogno arriva anche dalla Sardegna la conferma che la ‘ndrangheta calabrese si sia ritagliata oramai un importante ruolo - quasi esclusivista - nella fornitura della droga sia in Italia quant’anche all’estero.
Una conferma che giunge al termine dell’operazione chiamata in codice Marghine (QUI), che prende il nome dall’omonima regione sarda che, insieme ad un’altra, la Planagia, nella provincia di Nuovo, sarebbero state le aree in cui si sarebbe radicato un gruppo, per così dire, “specializzato” nel business degli stupefacenti.
Stamani è scattato infatti il blitz che ha visto spalancarsi le porte del carcere per sette persone (QUI), indagate appunto per associazione finalizzata al traffico illecito di droga e per diversi episodi di traffico e detenzione della stessa.
Blitz che ha visto impegnati, anche in numerose perquisizioni, i carabinieri del Ros e dei comandi provinciali di Nuoro, Oristano e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sardegna, ma anche i loro colleghi di Reggio Calabria.
Il provvedimento - a firma del Gip del Tribunale di Cagliari su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo locale - arriva al termine di un’indagine che è stata avviata dai carabinieri del Reparto operativo speciale circa quattro anni fa, ovvero nel 2017.
I militari hanno focalizzato l’attenzione, da allora, su un presunto gruppo capace di gestire il traffico di grossi quantitativi di droga, principalmente di cocaina, che venivano approvvigionati in Calabria e destinati a fornire le piazze dello smercio nelle province di Oristano, Cagliari e del sud della Sardegna.
I considerevoli guadagni legati al narcotraffico, nel corso del tempo, hanno favorito un progressivo sviluppo di compagini criminali dedite allo smercio della droga, sia in vari centri urbani che nelle aree centrali dell’isola, che hanno prediletto questo “mercato” al posto dei più “tradizionali” e forse più “complicati” reati contro la persona e il patrimonio, ambiti che hanno caratterizzato solitamente l’azione della criminalità sarda.
Le investigazioni, dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Cagliari, hanno quindi consentito di individuare il gruppo che sarebbe stato articolato su più componenti operative.
Una interessata al reperimento e alla fornitura del narcotico, che - come dicevamo prima - veniva garantito da soggetti calabresi legati alla ‘ndrangheta; l’altra impegnata nella distribuzione agli acquirenti all’ingrosso nell’isola; e poi quella di cui si occupavano alcuni allevatori sardi, ovvero la gestione di una rete di smercio al dettaglio.
Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 5 chili di cocaina con un altro grado di purezza, dell’85%, che consentiva quindi la realizzazione di oltre 30 mila dosi medie. Sequestrato anche mezzo milione di euro in contanti che si ritiene fosse destinato ai fornitori calabresi.