PayTv piratate sulla rete: venti indagati tra Toscana, Emilia e Calabria
Le perquisizioni sono scattate nella case di venti persone residenti in Toscana, Emilia Romagna, Campania ed anche Calabria.
Alle loro porte ha bussato stamani la Guardia di Finanza di Milano che sta indagando infatti su una presunta organizzazione che si sarebbe occupata delle diffusione illegale, via internet, dei segnali criptati delle pay-tv.
L’operazione, chiamata in codice “The Net”, è partita stamani in tutta Italia, su ordine della Procura meneghina, per arginare un fenomeno piuttosto diffuso qual’è quello della pirateria audiovisiva tramite il cosiddetto IPTV, Internet Protocol Television.
Le indagini avevano già visto una prima fase a settembre dell’anno scorso, quando furono individuati e inibiti una serie di accessi a piattaforme digitali che consentivano appunto di vedere contenuti televisivi online, e che si scoprì fossero seguiti da un pubblico di oltre mezzo milione di utenti.
Le perquisizioni, effettuate dagli specialisti delle fiamme gialle in tutto il Paese, hanno permesso così di smantellare una complessa infrastruttura tecnologica che operava a livello nazionale e che diffondeva via internet i segnali criptati delle pay-tv, i cosiddetti “sorgente”.
Secondo gli inquirenti, le persone sottoposte a perquisizione sarebbero proprio coloro che si occupavano di generare e distribuire i flussi Iptv illegali.
In particolare, in Campania è stato individuato l’amministratore di una struttura denominata CyberGroup e molto nota nel mondo della pirateria.
Si tratta nella fattispecie di un vero e proprio Internet Service Provider i cui server consentivano di far funzionare diverse Iptv illegali.
Sempre in Campania, poi, operava anche un’altra persona che sarebbe stata incaricata di procacciare e gestire dei pagamenti agli abbonamenti pirati ai servizi di Sky.
In Toscana, invece, un altro indagato, utilizzando oltre cinquanta dispositivi mobili, avrebbe distribuito illegalmente i contenuti video sempre di Sky consentendo agli utenti di vederne la programmazione senza evidentemente pagarne l’abbonamento.
L’indagine, dunque, ha sferrato un duro colpo alla pirateria che sfruttava prevalentemente flussi attraverso i cosiddetti Ott, Over The Top, ovvero tutti quei sistemi che si avvalgono della rete internet per diffondere illegalmente i palinsesti delle PayTv.